Frate Salimbene de Adam (Parma, 1221 – Montefalcone di Reggio Emilia, 1288) viene considerato il maggior cronista latino del medioevo. La sua fama è legata alla Chronica, scritta in un latino che spesso muta in volgare, ricchissima di racconti e notizie tanto da farne una delle fonti storiche più interessanti per il secolo XIII. In molte parti della Cronaca è avvertibile la coscienza contadina dell’autore, particolarmente attento al clima e agli eventi atmosferici che danneggiano piante e raccolti. In un capitolo dell’opera, relativo all’anno 1286, riferisce di una grande moria di galline e di uomini occorsa in molte città d’Italia, in particolare a Cremona, Piacenza, Parma e Reggio. Descrive sintomi e lesioni comuni a persone ed animali, tra i quali segnala multa apostemata (ascessi purulenti, pustole) a livello cutaneo e vescicula sul cuore. L’Autore riporta le indicazioni di un magister phisicus di non mangiare nè le uova nè la carne delle galline per tutto il mese di maggio. Come conseguenza dell’epidemia parla di un prezzo molto ridotto degli animali. Infine segnala che, in alcuni casi, una terapia a base di marrobio (Marrubium vulgare) aveva evitato la morte delle galline. In base a quanto descritto, è molto probabile che le concomitanti epidemie del pollame e degli uomini siano da attribuirsi al vaiolo, che esordisce con lesioni del tutto analoghe per uomo e volatili. In natura i virus vaiolosi hanno periodi di comparsa sincroni su specie sensibili, benchè si tratti di ceppi diversi e non intertrasmissibili. Da notare che Salimbene parla anche di un mese di febbraio con freddo e gelo intensi e forti nevicate, a conferma di predizioni profetiche nefaste. Le avverse condizioni climatiche e la probabile carenza di cibo potrebbero aver facilitato la comparsa delle epidemie indicate, così come storicamente documentato anche per altre malattie spesso concomitanti quali la peste umana e la peste bovina.

De gallinarum mortalitate que fuit hoc anno (1286): notizie di cronaca medievale / Battelli G.; Delogu M.; Lasagna E.; Mantovani A.. - STAMPA. - 71:(2008), pp. 27-31. (Intervento presentato al convegno V Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria tenutosi a Grosseto nel 22-24 Giugno 2007).

De gallinarum mortalitate que fuit hoc anno (1286): notizie di cronaca medievale

BATTELLI, GIORGIO;DELOGU, MAURO;
2008

Abstract

Frate Salimbene de Adam (Parma, 1221 – Montefalcone di Reggio Emilia, 1288) viene considerato il maggior cronista latino del medioevo. La sua fama è legata alla Chronica, scritta in un latino che spesso muta in volgare, ricchissima di racconti e notizie tanto da farne una delle fonti storiche più interessanti per il secolo XIII. In molte parti della Cronaca è avvertibile la coscienza contadina dell’autore, particolarmente attento al clima e agli eventi atmosferici che danneggiano piante e raccolti. In un capitolo dell’opera, relativo all’anno 1286, riferisce di una grande moria di galline e di uomini occorsa in molte città d’Italia, in particolare a Cremona, Piacenza, Parma e Reggio. Descrive sintomi e lesioni comuni a persone ed animali, tra i quali segnala multa apostemata (ascessi purulenti, pustole) a livello cutaneo e vescicula sul cuore. L’Autore riporta le indicazioni di un magister phisicus di non mangiare nè le uova nè la carne delle galline per tutto il mese di maggio. Come conseguenza dell’epidemia parla di un prezzo molto ridotto degli animali. Infine segnala che, in alcuni casi, una terapia a base di marrobio (Marrubium vulgare) aveva evitato la morte delle galline. In base a quanto descritto, è molto probabile che le concomitanti epidemie del pollame e degli uomini siano da attribuirsi al vaiolo, che esordisce con lesioni del tutto analoghe per uomo e volatili. In natura i virus vaiolosi hanno periodi di comparsa sincroni su specie sensibili, benchè si tratti di ceppi diversi e non intertrasmissibili. Da notare che Salimbene parla anche di un mese di febbraio con freddo e gelo intensi e forti nevicate, a conferma di predizioni profetiche nefaste. Le avverse condizioni climatiche e la probabile carenza di cibo potrebbero aver facilitato la comparsa delle epidemie indicate, così come storicamente documentato anche per altre malattie spesso concomitanti quali la peste umana e la peste bovina.
2008
Atti V Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria
27
31
De gallinarum mortalitate que fuit hoc anno (1286): notizie di cronaca medievale / Battelli G.; Delogu M.; Lasagna E.; Mantovani A.. - STAMPA. - 71:(2008), pp. 27-31. (Intervento presentato al convegno V Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria tenutosi a Grosseto nel 22-24 Giugno 2007).
Battelli G.; Delogu M.; Lasagna E.; Mantovani A.
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