Grazie a nuovi accordi con le compagnie petrolifere e il conseguente afflusso di denaro nelle casse dello Stato, l’Iraq visse negli anni cinquanta una fase di sviluppo senza precedenti. Furono aperte nuove rotte aere, firmati numerosi accordi commerciali e il paese partecipò a fiere ed eventi culturali internazionali. A questo fermento si aggiungevano gli ottimi rapporti con Stati Uniti e Regno Unito, i quali, a causa della Guerra Fredda in corso, supportavano l’Iraq esercitando così sulla regione una politica di “contenimento” dell’Unione Sovietica (Theodosis 2008: 167). Furono commissionati importanti architetture (ad altrettanto importanti architetti), anche se il vero problema per questo paese che voleva essere moderno erano le disastrose condizioni residenziali della sua popolazione. Con lo scopo di ovviare alla situazione, il governo istituì il Development Board e gli assegnò il 70% delle oil revenues1. Durante il primo piano quinquennale, il DB coinvolse nei lavori Constantinos A. Doxiadis, incaricandolo di elaborare un colossale housing program nazionale (Pyla 2008: 97-115). Il presente saggio indaga la fase di avvio del programma analizzando lo sguardo del progettista sul paese, ricostruito tramite le fotografie e le note affidate ai suoi “diari iracheni”. Successivamente, si prendono in analisi alcuni aspetti della proposta progettuale in cui è rintracciabile una particolare attenzione all’identità locale. Infine, si sottolinea l’importante ruolo della casa, moderna e privata, nei processi di assimilazione della cultura Occidentale in contesti culturalmente e storicamente diversi nel periodo post-coloniale.

Iraq Diaries. All’origine dell’Iraq Housing Program di Constantinos A. Doxiadis

Ines Tolic
2017

Abstract

Grazie a nuovi accordi con le compagnie petrolifere e il conseguente afflusso di denaro nelle casse dello Stato, l’Iraq visse negli anni cinquanta una fase di sviluppo senza precedenti. Furono aperte nuove rotte aere, firmati numerosi accordi commerciali e il paese partecipò a fiere ed eventi culturali internazionali. A questo fermento si aggiungevano gli ottimi rapporti con Stati Uniti e Regno Unito, i quali, a causa della Guerra Fredda in corso, supportavano l’Iraq esercitando così sulla regione una politica di “contenimento” dell’Unione Sovietica (Theodosis 2008: 167). Furono commissionati importanti architetture (ad altrettanto importanti architetti), anche se il vero problema per questo paese che voleva essere moderno erano le disastrose condizioni residenziali della sua popolazione. Con lo scopo di ovviare alla situazione, il governo istituì il Development Board e gli assegnò il 70% delle oil revenues1. Durante il primo piano quinquennale, il DB coinvolse nei lavori Constantinos A. Doxiadis, incaricandolo di elaborare un colossale housing program nazionale (Pyla 2008: 97-115). Il presente saggio indaga la fase di avvio del programma analizzando lo sguardo del progettista sul paese, ricostruito tramite le fotografie e le note affidate ai suoi “diari iracheni”. Successivamente, si prendono in analisi alcuni aspetti della proposta progettuale in cui è rintracciabile una particolare attenzione all’identità locale. Infine, si sottolinea l’importante ruolo della casa, moderna e privata, nei processi di assimilazione della cultura Occidentale in contesti culturalmente e storicamente diversi nel periodo post-coloniale.
2017
La città, il viaggio, il turismo. Percezione, produzione e trasformazione
2475
2480
Tolic, Ines
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