Si tratta di uno studio istituito nel dicembre 2001 allo scopo di eseguire una sorveglianza sullo svolgimento del trattamento antiretrovirale in gravidanza (estensione, tipo di farmaci, tipo di regime) e dei suoi effetti (efficacia, tossicità, collaterali) sulla madre, sullo sviluppo embrionale e fetale e sul neonato Si avvale di tre differenti reti per la raccolta dei dati: una rete nazionale di ostetrici facente capo al Gruppo di Studio Nazionale SIGO sull’Infezione da HIV; una rete di infettivologi, ostetrici e pediatri operante nel Lazio (Gruppo Laziale per lo Studio della Donna HIV Positiva in Gravidanza e del suo Bambino, - GRLA, ed un gruppo di centri infettivologici direttamente coordinati dall’ISS. Il progetto ha raccolto in poco più di tre anni 1100 segnalazioni. Sono disponibili dati demografici per oltre 700 segnalazioni, dati di esito su oltre 570 gravidanze e dati clinici su oltre 400 neonati. Numerose gravidanze sono tuttora in corso. I dati demografici hanno fornito indicazioni importanti sulle caratteristiche delle donne arruolate, mostrando un‘età media superiore ai 30 anni, una buona condizione clinico-immunologica (conta media di cellule CD4: 525/mm3), una percentuale non trascurabile di donne di nazionalità non italiana (circa il 30%), una alta percentuale di gravidanze non pianificate (non inferiore al 50%), nonchè una percentuale elevata di casi in cui la diagnosi di infezione da HIV avviene durante la gravidanza (25% dei casi arruolati). Nella intera casistica le coinfezioni da virus epatitici sono risultate relativamente frequenti: la coinfezione con HCV è presente nel 28% dei casi e quella con HBV nell’11%. Il 5% delle gravide presenta doppia coinfezione (HBV+HCV). Al concepimento, circa il 45% delle donne si trova in terapia antiretrovirale. Per la frequenza di diagnosi di HIV in gravidanza, condizione che ha importanti implicazioni psicologiche, cliniche e terapeutiche, sono stati identificati alcuni determinanti, rappresentati da nazionalità non italiana, assenza di counselling preconcezionale, prima gravidanza e stato clinico asintomatico. Ciascuna di queste condizioni è risultata indipendentemente associata ad una diagnosi di infezione da HIV in corso di gravidanza, ma certamente se il 1°,3°,4° punto non sorprendono ( possibile difficoltà di accesso alle cure mediche nel paese di provenienza e di arrivo; la gravidanza che rappresenta per la donna un momento di particolare disponibilità e resta sempre una straordinaria opportunità per definire lo stato di salute materno ai fini del benessere del concepito; l’assenza di sintomi non conduce dal medico) la mancanza di informazioni per la donna in età riproduttiva deve far riflettere. Per quanto riguarda la terapia antiretrovirale, in diapositiva sono riportate le frequenze di uso dei singoli farmaci al concepimento Il farmaco più frequentemente in corso al concepimento risulta la lamivudina (229 casi; 83% dei regimi), seguita da zidovudina (132; 48%) e stavudina (110; 40%). L’inibitore della proteasi più utilizzato risulta il nelfinavir (50 casi; 18%), mentre l’inibitore non nucleosidico della trascrittasi inversa più comunemente usato è la nevirapina (70; 24%). Nonostante la controindicazione all’uso di efavirenz (nnrti) in gravidanza, si registra un numero non trascurabile di donne in terapia con questo farmaco al momento del concepimento (15% delle donne in trattamento al concepimento, per oltre il 6% del totale delle donne arruolate) e per quanto riguarda i regimi di terapia è interessante vedere anche qui una significativa percentuale di donne (10%) che al concepimento si trovano in didanosina-stavudina (ddI+d4T), un regime generalmente sconsigliato in gravidanza per l’aumentato rischio di acidosi lattica. , 3TC, NFV Il decorso della gravidanza non è apparso interessato da progressione della malattia da HIV, con una riduzione progressiva per trimestre dei valori di RNA ed un aumento progressivo dei valori di CD4 ...

Prevenzione della trasmissione verticale dell’infezione da HIV: dati preliminari del Progetto Nazionale per la Sorveglianza sul Trattamento Antiretrovirale in Gravidanza coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità / Guerra B. - ELETTRONICO. - (2008), pp. 40-52. (Intervento presentato al convegno Prevenzione della trasmissione dell’infezione da HIV in gravidanza: la comunicazione difficile tenutosi a Bologna nel 24 Marzo 2006).

Prevenzione della trasmissione verticale dell’infezione da HIV: dati preliminari del Progetto Nazionale per la Sorveglianza sul Trattamento Antiretrovirale in Gravidanza coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità

GUERRA, BRUNELLA
2008

Abstract

Si tratta di uno studio istituito nel dicembre 2001 allo scopo di eseguire una sorveglianza sullo svolgimento del trattamento antiretrovirale in gravidanza (estensione, tipo di farmaci, tipo di regime) e dei suoi effetti (efficacia, tossicità, collaterali) sulla madre, sullo sviluppo embrionale e fetale e sul neonato Si avvale di tre differenti reti per la raccolta dei dati: una rete nazionale di ostetrici facente capo al Gruppo di Studio Nazionale SIGO sull’Infezione da HIV; una rete di infettivologi, ostetrici e pediatri operante nel Lazio (Gruppo Laziale per lo Studio della Donna HIV Positiva in Gravidanza e del suo Bambino, - GRLA, ed un gruppo di centri infettivologici direttamente coordinati dall’ISS. Il progetto ha raccolto in poco più di tre anni 1100 segnalazioni. Sono disponibili dati demografici per oltre 700 segnalazioni, dati di esito su oltre 570 gravidanze e dati clinici su oltre 400 neonati. Numerose gravidanze sono tuttora in corso. I dati demografici hanno fornito indicazioni importanti sulle caratteristiche delle donne arruolate, mostrando un‘età media superiore ai 30 anni, una buona condizione clinico-immunologica (conta media di cellule CD4: 525/mm3), una percentuale non trascurabile di donne di nazionalità non italiana (circa il 30%), una alta percentuale di gravidanze non pianificate (non inferiore al 50%), nonchè una percentuale elevata di casi in cui la diagnosi di infezione da HIV avviene durante la gravidanza (25% dei casi arruolati). Nella intera casistica le coinfezioni da virus epatitici sono risultate relativamente frequenti: la coinfezione con HCV è presente nel 28% dei casi e quella con HBV nell’11%. Il 5% delle gravide presenta doppia coinfezione (HBV+HCV). Al concepimento, circa il 45% delle donne si trova in terapia antiretrovirale. Per la frequenza di diagnosi di HIV in gravidanza, condizione che ha importanti implicazioni psicologiche, cliniche e terapeutiche, sono stati identificati alcuni determinanti, rappresentati da nazionalità non italiana, assenza di counselling preconcezionale, prima gravidanza e stato clinico asintomatico. Ciascuna di queste condizioni è risultata indipendentemente associata ad una diagnosi di infezione da HIV in corso di gravidanza, ma certamente se il 1°,3°,4° punto non sorprendono ( possibile difficoltà di accesso alle cure mediche nel paese di provenienza e di arrivo; la gravidanza che rappresenta per la donna un momento di particolare disponibilità e resta sempre una straordinaria opportunità per definire lo stato di salute materno ai fini del benessere del concepito; l’assenza di sintomi non conduce dal medico) la mancanza di informazioni per la donna in età riproduttiva deve far riflettere. Per quanto riguarda la terapia antiretrovirale, in diapositiva sono riportate le frequenze di uso dei singoli farmaci al concepimento Il farmaco più frequentemente in corso al concepimento risulta la lamivudina (229 casi; 83% dei regimi), seguita da zidovudina (132; 48%) e stavudina (110; 40%). L’inibitore della proteasi più utilizzato risulta il nelfinavir (50 casi; 18%), mentre l’inibitore non nucleosidico della trascrittasi inversa più comunemente usato è la nevirapina (70; 24%). Nonostante la controindicazione all’uso di efavirenz (nnrti) in gravidanza, si registra un numero non trascurabile di donne in terapia con questo farmaco al momento del concepimento (15% delle donne in trattamento al concepimento, per oltre il 6% del totale delle donne arruolate) e per quanto riguarda i regimi di terapia è interessante vedere anche qui una significativa percentuale di donne (10%) che al concepimento si trovano in didanosina-stavudina (ddI+d4T), un regime generalmente sconsigliato in gravidanza per l’aumentato rischio di acidosi lattica. , 3TC, NFV Il decorso della gravidanza non è apparso interessato da progressione della malattia da HIV, con una riduzione progressiva per trimestre dei valori di RNA ed un aumento progressivo dei valori di CD4 ...
2008
Prevenzione della trasmissione dell’infezione da HIV in gravidanza: la comunicazione difficile. Corso do formazione per operatori sanitari e sociali. Progetto regionale: Il ruolo del counselling nella prevenzione dell'infezione da HIV
40
52
Prevenzione della trasmissione verticale dell’infezione da HIV: dati preliminari del Progetto Nazionale per la Sorveglianza sul Trattamento Antiretrovirale in Gravidanza coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità / Guerra B. - ELETTRONICO. - (2008), pp. 40-52. (Intervento presentato al convegno Prevenzione della trasmissione dell’infezione da HIV in gravidanza: la comunicazione difficile tenutosi a Bologna nel 24 Marzo 2006).
Guerra B
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