Uno degli aromi preferiti nel nostro Meridione è il “diavoletto” (diavulillu in Molise, diavulicchiu in Lucania, ecc.); lo aveva battezzato con questo scherzoso nome lo stesso D’Annunzio “rossardente diavoletto folle”. Facile capire che ci stiano riferendo al peperoncino, arrivato in Europa nel 1514 dal Messico dov’era coltivato fin dai tempi precolombiani. Forse pochi sanno che fu lo stesso Cristoforo Colombo a scoprirlo. Sul diario di bordo del 22 dicembre 1492 si legge “….gli indigeni portano sementi che sono buone spezie…ne gettano un grano in una scodella d’acqua e la bevono….dicendo che è cosa molto salutare”. L’uso del peperoncino in cucina è senz’altro vasto, ma la pianta è interessante anche dal punto di vista ornamentale. I suoi frutti, allungati a cornetto, oppure ovoidali e rotondeggianti, di colore rosso, giallo, arancio, violaceo, verde o bianco, rallegrano a lungo balconi e giardini e, una volta recisi, gli ambienti domestici. A Natale, ad esempio, un mazzetto di “diavoletti” rossi può benissimo essere usato al posto del pungitopo per decorare i pacchetti di doni e la tavola imbandita: nonostante il nome, forse poco in tema con il periodo, è comunque di buon augurio per i suoi pregi gastronomici e salutari. Come procurarcelo? Ricorriamo a Capsicum frutescens “Friesedorfer” i cui “diavoletti” rossi e gialli possono essere recisi in autunno, dopo la caduta delle foglie, ed utilizzati anche a dicembre. in Liguria sono commercializzate le “Peperette”: rami robusti ed allungati, a volte defogliati, carichi di bacche. che ben si prestano a composizioni fresche o secche, fra cui anche bouquet per cerimonie. Mai al freddo Dove si coltivano i peperoncini? Appartengono alle solanacee, le “piante del sole”, per cui i “diavoletti”, neanche a dirlo, amano il caldo. Niente di più salutare, per le varietà che maturano in ottobre-novenbre, che piantarli in piena terra, e lasciarli crogiolare alle alte temperature estive. E se abitiamo in aree più fredde? Allora ricorriamo al vaso, senza dimenticare, di porlo in ambiente riparato in ottobre. Se questa semplice regola non è rispettata, la pianta inizia ad ingiallire, i “diavoletti” raggrinziscono assumendo un’insolita colorazione bluastra e consistenza molliccia, indice di marcescenza. Le foglie diventano piccole e la crescita è decisamente stentata. Peccato che una pianta tanto preziosa, descritta da Castore Durante nel ‘500 come colei che “conforta corroborando i membri principali”. debba soffrire il freddo.
I "diavoletti" soffrono il freddo
BELLARDI, MARIA GRAZIA
2017
Abstract
Uno degli aromi preferiti nel nostro Meridione è il “diavoletto” (diavulillu in Molise, diavulicchiu in Lucania, ecc.); lo aveva battezzato con questo scherzoso nome lo stesso D’Annunzio “rossardente diavoletto folle”. Facile capire che ci stiano riferendo al peperoncino, arrivato in Europa nel 1514 dal Messico dov’era coltivato fin dai tempi precolombiani. Forse pochi sanno che fu lo stesso Cristoforo Colombo a scoprirlo. Sul diario di bordo del 22 dicembre 1492 si legge “….gli indigeni portano sementi che sono buone spezie…ne gettano un grano in una scodella d’acqua e la bevono….dicendo che è cosa molto salutare”. L’uso del peperoncino in cucina è senz’altro vasto, ma la pianta è interessante anche dal punto di vista ornamentale. I suoi frutti, allungati a cornetto, oppure ovoidali e rotondeggianti, di colore rosso, giallo, arancio, violaceo, verde o bianco, rallegrano a lungo balconi e giardini e, una volta recisi, gli ambienti domestici. A Natale, ad esempio, un mazzetto di “diavoletti” rossi può benissimo essere usato al posto del pungitopo per decorare i pacchetti di doni e la tavola imbandita: nonostante il nome, forse poco in tema con il periodo, è comunque di buon augurio per i suoi pregi gastronomici e salutari. Come procurarcelo? Ricorriamo a Capsicum frutescens “Friesedorfer” i cui “diavoletti” rossi e gialli possono essere recisi in autunno, dopo la caduta delle foglie, ed utilizzati anche a dicembre. in Liguria sono commercializzate le “Peperette”: rami robusti ed allungati, a volte defogliati, carichi di bacche. che ben si prestano a composizioni fresche o secche, fra cui anche bouquet per cerimonie. Mai al freddo Dove si coltivano i peperoncini? Appartengono alle solanacee, le “piante del sole”, per cui i “diavoletti”, neanche a dirlo, amano il caldo. Niente di più salutare, per le varietà che maturano in ottobre-novenbre, che piantarli in piena terra, e lasciarli crogiolare alle alte temperature estive. E se abitiamo in aree più fredde? Allora ricorriamo al vaso, senza dimenticare, di porlo in ambiente riparato in ottobre. Se questa semplice regola non è rispettata, la pianta inizia ad ingiallire, i “diavoletti” raggrinziscono assumendo un’insolita colorazione bluastra e consistenza molliccia, indice di marcescenza. Le foglie diventano piccole e la crescita è decisamente stentata. Peccato che una pianta tanto preziosa, descritta da Castore Durante nel ‘500 come colei che “conforta corroborando i membri principali”. debba soffrire il freddo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.