Il 12 agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema, un piccolo paese arroccato sulle Alpi Apuane e abitato prevalentemente da donne, bambini e vecchi sfollati, viene investito, apparentemente senza motivo, dalla furia nazista: oltre 400 persone, fra cui molti bambini, sono barbaramente uccise e arse vive da un reparto delle 16 Panzer-Grenadier-Division Reichsführer-SS nell’arco di poche ore. Nonostante si tratti della seconda strage in Italia per numero di morti civili, questa storia cadrà nel silenzio. Nel dopoguerra gradualmente si strutturerano infatti due diverse memorie dell’eccidio per molti anni totalmente inconciliabili: una interna al paese e legata all’elaborazione del lutto privato; l’altra esterna e pubblica, piegata alle convenienze politiche nazionali e internazionali. Per più di trent’anni la comunità martire combatte per rivendicare la propria memoria di fronte alla sordità offerta dalle istituzioni, dalla magistratura e dall’opinione pubblica. Sant’Anna di Stazzema non viene inserita all'interno della narrazione pubblica nazionale sulla Seconda guerra mondiale come altre stragi italiane, non perché meno sanguinosa o violenta, ma per un’infinita disputa sulle responsabilità e le cause che la determinarono. La storia di questo paese e della sua tragedia non risulta consegnata all’oblio casualmente, ma in quanto testimonianza viva di una memoria complessa e contraddittoria: la memoria di chi non fu né fascista, né partigiano, ma cercò di fronte alla guerra civile di salvare la propria quotidianità.

Sant'Anna di Stazzema. Storia e memoria della strage dell'agosto 1944

ROVATTI, TONI
2004

Abstract

Il 12 agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema, un piccolo paese arroccato sulle Alpi Apuane e abitato prevalentemente da donne, bambini e vecchi sfollati, viene investito, apparentemente senza motivo, dalla furia nazista: oltre 400 persone, fra cui molti bambini, sono barbaramente uccise e arse vive da un reparto delle 16 Panzer-Grenadier-Division Reichsführer-SS nell’arco di poche ore. Nonostante si tratti della seconda strage in Italia per numero di morti civili, questa storia cadrà nel silenzio. Nel dopoguerra gradualmente si strutturerano infatti due diverse memorie dell’eccidio per molti anni totalmente inconciliabili: una interna al paese e legata all’elaborazione del lutto privato; l’altra esterna e pubblica, piegata alle convenienze politiche nazionali e internazionali. Per più di trent’anni la comunità martire combatte per rivendicare la propria memoria di fronte alla sordità offerta dalle istituzioni, dalla magistratura e dall’opinione pubblica. Sant’Anna di Stazzema non viene inserita all'interno della narrazione pubblica nazionale sulla Seconda guerra mondiale come altre stragi italiane, non perché meno sanguinosa o violenta, ma per un’infinita disputa sulle responsabilità e le cause che la determinarono. La storia di questo paese e della sua tragedia non risulta consegnata all’oblio casualmente, ma in quanto testimonianza viva di una memoria complessa e contraddittoria: la memoria di chi non fu né fascista, né partigiano, ma cercò di fronte alla guerra civile di salvare la propria quotidianità.
2004
192
Rovatti, Toni
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