Gli anni ’50 vedono la rapida fioritura, e l'altrettanta rapida scomparsa, di un gruppo di film di argomento bellico, spesso dedicati alle imprese temerarie e sfortunate di gruppi di militari italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Film come Carica eroica (1954) e Mizar (1954) di Francesco De Robertis, I sette dell'Orsa Maggiore (1953), La grande speranza (1954) e Divisione Folgore (1955) di Duilio Coletti, Siluri umani (1954) di Antonio Leonviola, El Alamein – Deserto di gloria (1957) di Guido Malatesta sono stati analizzati dal punto di vista delle continuità con il cinema bellico realizzato negli anni del Fascismo e della discontinuità etica con il quasi coevo neorealismo, dell'evidente indirizzo reazionario, ma anche dalla prospettiva delle relazioni di genere che rendono visibili. Un altro dei motivi di interesse che il cinema bellico italiano suscita, tuttavia, ha a che fare con l'intervento degli organismi pubblici che, a vario titolo e su diversi livelli, indirizzano la preparazione di questi film, ne controllano la produzione, e ne seguono il destino anche dopo l'uscita. L'obiettivo di questo articolo è quello di partire dai materiali di produzione disponibili a livello archivistico per delineare le coordinate dell'intervento dello Stato come produttore di questi film e, allo stesso tempo, latore di un messaggio storico e politico a essi legato. I materiali cui faccio riferimento sono i documenti custoditi presso l'Archivio Centrale dello Stato, Fondo del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Divisione Cinema (d'ora in avanti ACS). Una breve digressione può essere utile per comprendere il senso e la della presenza di questi

Lo Stato come produttore: interessi storici e intervento pubblico nei film di guerra degli anni ’50

NOTO, PAOLO
2016

Abstract

Gli anni ’50 vedono la rapida fioritura, e l'altrettanta rapida scomparsa, di un gruppo di film di argomento bellico, spesso dedicati alle imprese temerarie e sfortunate di gruppi di militari italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Film come Carica eroica (1954) e Mizar (1954) di Francesco De Robertis, I sette dell'Orsa Maggiore (1953), La grande speranza (1954) e Divisione Folgore (1955) di Duilio Coletti, Siluri umani (1954) di Antonio Leonviola, El Alamein – Deserto di gloria (1957) di Guido Malatesta sono stati analizzati dal punto di vista delle continuità con il cinema bellico realizzato negli anni del Fascismo e della discontinuità etica con il quasi coevo neorealismo, dell'evidente indirizzo reazionario, ma anche dalla prospettiva delle relazioni di genere che rendono visibili. Un altro dei motivi di interesse che il cinema bellico italiano suscita, tuttavia, ha a che fare con l'intervento degli organismi pubblici che, a vario titolo e su diversi livelli, indirizzano la preparazione di questi film, ne controllano la produzione, e ne seguono il destino anche dopo l'uscita. L'obiettivo di questo articolo è quello di partire dai materiali di produzione disponibili a livello archivistico per delineare le coordinate dell'intervento dello Stato come produttore di questi film e, allo stesso tempo, latore di un messaggio storico e politico a essi legato. I materiali cui faccio riferimento sono i documenti custoditi presso l'Archivio Centrale dello Stato, Fondo del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Divisione Cinema (d'ora in avanti ACS). Una breve digressione può essere utile per comprendere il senso e la della presenza di questi
2016
Noto, Paolo
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