Il contributo introduce il volume fotografico di Sandro Capatti che documenta le esperienze teatrali realizzate nelle carceri, negli istituti psichiatrici e nei centri disabili in Italia e in Russia. In particolar, le foto ritraggono le esperienze realizzate negli Istituti di pena di Bologna, Lecce, Parma, Volterra, negli Istituti Penali Minorili di Bologna e Pontremoli, nel centro per disabili e nella residenza psichiatrica di Parma, e infine in Russia, con le esperienze di attori di strada, sordomuti e disabili. L’autrice coglie nel libro di Sandro Capatti una narrazione implicita, che attraversa contemporaneamente l’esperienza di reportage del fotografo e quella di un teatro che, nel guardare oltre se stesso, proietta le persone oltre i loro limiti, alla scoperta di inedite dimensioni di arte e di vita. Il percorso delle immagini restituisce pertanto una sorta di doppia dissolvenza incrociata: lo sguardo del fotografo scopre volti, gesti, spazi e momenti di teatro nei quali finisce per scomparire, mentre il suo oggetto rivela con progressiva evidenza la sua autonomia. Il referente della riproduzione fotografica non è più l’oggetto reale, ma la sua trasformazione. Non il teatro ritratto ma il teatro oltre il teatro, in grado di restituire spessore alle persone lasciando scorgere tratti biografici oltre l’oggettivazione delle loro condizioni di reclusione o disabilità.

Teatro 360°. Oltre i confini del teatro: una narrazione implicita

VALENTI, CRISTINA
2017

Abstract

Il contributo introduce il volume fotografico di Sandro Capatti che documenta le esperienze teatrali realizzate nelle carceri, negli istituti psichiatrici e nei centri disabili in Italia e in Russia. In particolar, le foto ritraggono le esperienze realizzate negli Istituti di pena di Bologna, Lecce, Parma, Volterra, negli Istituti Penali Minorili di Bologna e Pontremoli, nel centro per disabili e nella residenza psichiatrica di Parma, e infine in Russia, con le esperienze di attori di strada, sordomuti e disabili. L’autrice coglie nel libro di Sandro Capatti una narrazione implicita, che attraversa contemporaneamente l’esperienza di reportage del fotografo e quella di un teatro che, nel guardare oltre se stesso, proietta le persone oltre i loro limiti, alla scoperta di inedite dimensioni di arte e di vita. Il percorso delle immagini restituisce pertanto una sorta di doppia dissolvenza incrociata: lo sguardo del fotografo scopre volti, gesti, spazi e momenti di teatro nei quali finisce per scomparire, mentre il suo oggetto rivela con progressiva evidenza la sua autonomia. Il referente della riproduzione fotografica non è più l’oggetto reale, ma la sua trasformazione. Non il teatro ritratto ma il teatro oltre il teatro, in grado di restituire spessore alle persone lasciando scorgere tratti biografici oltre l’oggettivazione delle loro condizioni di reclusione o disabilità.
2017
Teatro 360°. Riabilitare, educare, essere...
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Valenti, Cristina
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