L’incontro con Renato Serra di Ezio Raimondi, uno dei maggiori critici letterari del secondo Novecento, è avvenuto fuori da un perimetro esclusivamente letterario e ha riguardato la sfera intima del vivere, toccando le ragioni profonde della storia personale di questo «lettore di provincia» cesenate. Da questa particolare prospettiva la figura di Serra ha assunto una fisionomia molto diversa da come era stata interpretata in passato: non più il letterato imperturbabile nel culto della religione delle lettere e insensibile ai problemi dell’esistenza, ma al contrario un intellettuale investito di una «tristezza nichilistica» pervasa dal senso angoscioso della morte. Attraverso un metodo dialogico e multiforme Serra diventa significativo, più che per la bellezza della prosa, per una sostanza filosofica sorretta da un prospettivismo di ascendenza platonica giuntogli dal magistero di Francesco Acri e dominata dal senso drammatico di una frattura irreversibile tra il Novecento e la classicità che ha segnato la fine del mito della perfezione e negato l’esistenza di oasi privilegiate.
Renato Serra: «Il pathos che non si ostenta»
BATTISTINI, ANDREA
2016
Abstract
L’incontro con Renato Serra di Ezio Raimondi, uno dei maggiori critici letterari del secondo Novecento, è avvenuto fuori da un perimetro esclusivamente letterario e ha riguardato la sfera intima del vivere, toccando le ragioni profonde della storia personale di questo «lettore di provincia» cesenate. Da questa particolare prospettiva la figura di Serra ha assunto una fisionomia molto diversa da come era stata interpretata in passato: non più il letterato imperturbabile nel culto della religione delle lettere e insensibile ai problemi dell’esistenza, ma al contrario un intellettuale investito di una «tristezza nichilistica» pervasa dal senso angoscioso della morte. Attraverso un metodo dialogico e multiforme Serra diventa significativo, più che per la bellezza della prosa, per una sostanza filosofica sorretta da un prospettivismo di ascendenza platonica giuntogli dal magistero di Francesco Acri e dominata dal senso drammatico di una frattura irreversibile tra il Novecento e la classicità che ha segnato la fine del mito della perfezione e negato l’esistenza di oasi privilegiate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.