Il volume, diretto da Carine Barbafieri e Jean-Yves Vialleton, ha un forte carattere interdisciplinare ed una portata europea. I contributi di 34 autori sono suddivisi in 5 sezioni: Retorica VS Estetica, Errori di Gusto, Classicismo e Estetica Nazionale, Estetiche del Brutto ed infine Disordine Follia e Grandezza. L’imponente volume di 600 pagine è completato da una bibliografia generale, dall’indice dei nomi, dall’indice delle nozioni e dal riassunto di ciascun contributo. In questo contesto il saggio dell’autore si situa nella terza parte dedicata al rapporto tra classicismo seicentesco ed estetica nazionale. La formazione al gusto, per l’arte e attraverso l’arte, diventa una delle sfide del mos nobilum. Dal Seicento, nella letteratura artistica italiana, i riferimenti al gusto diventano sempre più frequenti: da Agucchi a Bellori, da Scaramuccia a Baldinucci e a Milizia. Nel corso del XVII secolo, in Italia, si incomincia a riconosce il gusto dei collezionisti e del pubblico come un’alternativa possibile a quello degli artisti e dei conoscitori. Attraverso una serie di testimonianze storiografiche, e di documenti reperiti in larga misura dall’autore in alcuni archivi patrizi, si analizzano i rapporti tra gusto e collezionismo e il difficile equilibrio tra scegliere, ereditare ed esporre. Il saggio si conclude con alcune indicazione di ciò che nel mondo dei conoscitori d’Ancien Régime veniva attribuito a una mancanza di gusto, qualificata come difetto estetico o sociale.
Goût et mauvais goût des collectionneurs d'art en Italie au XVIIe siècle
COSTA, SANDRA
2017
Abstract
Il volume, diretto da Carine Barbafieri e Jean-Yves Vialleton, ha un forte carattere interdisciplinare ed una portata europea. I contributi di 34 autori sono suddivisi in 5 sezioni: Retorica VS Estetica, Errori di Gusto, Classicismo e Estetica Nazionale, Estetiche del Brutto ed infine Disordine Follia e Grandezza. L’imponente volume di 600 pagine è completato da una bibliografia generale, dall’indice dei nomi, dall’indice delle nozioni e dal riassunto di ciascun contributo. In questo contesto il saggio dell’autore si situa nella terza parte dedicata al rapporto tra classicismo seicentesco ed estetica nazionale. La formazione al gusto, per l’arte e attraverso l’arte, diventa una delle sfide del mos nobilum. Dal Seicento, nella letteratura artistica italiana, i riferimenti al gusto diventano sempre più frequenti: da Agucchi a Bellori, da Scaramuccia a Baldinucci e a Milizia. Nel corso del XVII secolo, in Italia, si incomincia a riconosce il gusto dei collezionisti e del pubblico come un’alternativa possibile a quello degli artisti e dei conoscitori. Attraverso una serie di testimonianze storiografiche, e di documenti reperiti in larga misura dall’autore in alcuni archivi patrizi, si analizzano i rapporti tra gusto e collezionismo e il difficile equilibrio tra scegliere, ereditare ed esporre. Il saggio si conclude con alcune indicazione di ciò che nel mondo dei conoscitori d’Ancien Régime veniva attribuito a una mancanza di gusto, qualificata come difetto estetico o sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.