Nell’arco di un secolo, la “casa popolare” è diventata un elemento decisivo dell’assetto urbano e un importante settore del mercato delle costruzioni di tutti i Paesi Europei, alimentando una consistente produzione e costituendo anche un campo di ricerca tecnologica e di sperimentazione architettonica con cui si è intensamente confrontato il “Movimento moderno”. Tuttavia, a partire dagli Anni ‘80 del XX secolo, con la progressiva contrazione della spesa pubblica, anche gli investimenti in edilizia sociale via via si riducono: oggi l’housing sociale rappresenta in media circa il 10% del patrimonio residenziale in Europa. Ad un’offerta in flessione corrisponde tuttavia una domanda crescente di abitazioni in affitto a canone calmierato, indotta da dinamiche sociali, economiche e demografiche diverse per origine, ma dagli effetti convergenti. La domanda non soddisfatta tende così ad aumentare insieme al “disagio abitativo” a cui sono sottoposte in particolare la fasce sociali più deboli, costrette a destinare all’abitazione e ai suoi consumi energetici quote elevate delle loro disponibilità economiche, sottraendole ad altre esigenze essenziali. La necessità di incrementare l’offerta di alloggi sociali in affitto non è eludibile, ma provvedervi richiede politiche per le quali le condizioni non sembrano favorevoli e che comunque non potranno essere risolutive nel breve periodo. Intanto, la pressione della domanda insoddisfatta, e le tensioni sociali che essa produce, suggeriscono di adottare tutte le misure utili a riqualificare e razionalizzare il patrimonio di edilizia abitativa in uso, massimizzandone l’efficienza e l’intensità di utilizzazione, in modo da consentirgli di soddisfare la più elevata quota di domanda possibile e di migliorarne le prestazioni.
Eredità pesante. Recuperare l’edilizia sociale: una risorsa, un’esigenza
ANTONINI, ERNESTO
2017
Abstract
Nell’arco di un secolo, la “casa popolare” è diventata un elemento decisivo dell’assetto urbano e un importante settore del mercato delle costruzioni di tutti i Paesi Europei, alimentando una consistente produzione e costituendo anche un campo di ricerca tecnologica e di sperimentazione architettonica con cui si è intensamente confrontato il “Movimento moderno”. Tuttavia, a partire dagli Anni ‘80 del XX secolo, con la progressiva contrazione della spesa pubblica, anche gli investimenti in edilizia sociale via via si riducono: oggi l’housing sociale rappresenta in media circa il 10% del patrimonio residenziale in Europa. Ad un’offerta in flessione corrisponde tuttavia una domanda crescente di abitazioni in affitto a canone calmierato, indotta da dinamiche sociali, economiche e demografiche diverse per origine, ma dagli effetti convergenti. La domanda non soddisfatta tende così ad aumentare insieme al “disagio abitativo” a cui sono sottoposte in particolare la fasce sociali più deboli, costrette a destinare all’abitazione e ai suoi consumi energetici quote elevate delle loro disponibilità economiche, sottraendole ad altre esigenze essenziali. La necessità di incrementare l’offerta di alloggi sociali in affitto non è eludibile, ma provvedervi richiede politiche per le quali le condizioni non sembrano favorevoli e che comunque non potranno essere risolutive nel breve periodo. Intanto, la pressione della domanda insoddisfatta, e le tensioni sociali che essa produce, suggeriscono di adottare tutte le misure utili a riqualificare e razionalizzare il patrimonio di edilizia abitativa in uso, massimizzandone l’efficienza e l’intensità di utilizzazione, in modo da consentirgli di soddisfare la più elevata quota di domanda possibile e di migliorarne le prestazioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.