Il «Prodromo all’Arte Maestra» del padre Francesco Lana Terzi si dispone come agile premessa a un più esteso résumé della «naturale filosofia» del suo tempo, pervaso com’è dei nomi e delle idee dei confratelli più famosi, da Clavio a Scheiner, da Cabei a Casati, da Riccioli a Grimaldi, da Zucchi a Bartoli, da Schott a Villalpando, sino a giungere a Kircher. Nel «Prodromo» affiora la tormentata ricezione del pensiero galileiano nell’ambiente gesuita contemporaneo. Se da principio la lezione galileiana non era stata rigettata dai gesuiti, quando la riflessione dello scienziato pisano giunse a toccare i punti nevralgici della tradizione biblica si assistette a un allontanamento dalle sue speculazioni. Le posizioni che ebbero dunque maggior fortuna furono quelle di Schott e di Kircher, che cercarono di limitare la portata delle nuove scoperte collocandole all’interno del tradizionale involucro aristotelico-tomista. E Lana Terzi, amico di Schott e allievo di Kircher, ne segue i passi, giustapponendo in modo inestricabile le nuove istanze della rivoluzione galileiana e l’eredità magico-cabbalistica del pensiero rinascimentale. Eppure, sebbene Lana Terzi nomini Galileo soltanto nei passi in cui è strettamente necessario, gli è chiaro debitore per l’approccio sperimentale e, soprattutto, per la serena fiducia che la scienza, accostandosi alla natura libera da pregiudizi dogmatici o da sistemi precostituiti, possa migliorare le condizioni dell’uomo, giacché «il raccogliere dalle semenze frutto copioso non depende in tal maniera dalla natura che le produce che non dependa anche molto dall’arte, che, con applicare le cause a gl’effetti proporzionati, avvalora le forze della natura medesima, di cui è serva e ministra».

Prodromo all’Arte Maestra

BATTISTINI, ANDREA
2016

Abstract

Il «Prodromo all’Arte Maestra» del padre Francesco Lana Terzi si dispone come agile premessa a un più esteso résumé della «naturale filosofia» del suo tempo, pervaso com’è dei nomi e delle idee dei confratelli più famosi, da Clavio a Scheiner, da Cabei a Casati, da Riccioli a Grimaldi, da Zucchi a Bartoli, da Schott a Villalpando, sino a giungere a Kircher. Nel «Prodromo» affiora la tormentata ricezione del pensiero galileiano nell’ambiente gesuita contemporaneo. Se da principio la lezione galileiana non era stata rigettata dai gesuiti, quando la riflessione dello scienziato pisano giunse a toccare i punti nevralgici della tradizione biblica si assistette a un allontanamento dalle sue speculazioni. Le posizioni che ebbero dunque maggior fortuna furono quelle di Schott e di Kircher, che cercarono di limitare la portata delle nuove scoperte collocandole all’interno del tradizionale involucro aristotelico-tomista. E Lana Terzi, amico di Schott e allievo di Kircher, ne segue i passi, giustapponendo in modo inestricabile le nuove istanze della rivoluzione galileiana e l’eredità magico-cabbalistica del pensiero rinascimentale. Eppure, sebbene Lana Terzi nomini Galileo soltanto nei passi in cui è strettamente necessario, gli è chiaro debitore per l’approccio sperimentale e, soprattutto, per la serena fiducia che la scienza, accostandosi alla natura libera da pregiudizi dogmatici o da sistemi precostituiti, possa migliorare le condizioni dell’uomo, giacché «il raccogliere dalle semenze frutto copioso non depende in tal maniera dalla natura che le produce che non dependa anche molto dall’arte, che, con applicare le cause a gl’effetti proporzionati, avvalora le forze della natura medesima, di cui è serva e ministra».
2016
389
9788837230708
Battistini, Andrea
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