Il contributo indaga gli atteggiamenti dei giovani parlanti bilingui fassani (Val di Fassa, Trento) nei confronti della propria lingua di minoranza, il ladino. Lo scopo della ricerca è stato quello di far riflettere i parlanti sulle proprie lingue, e, di conseguenza, farne emergere le opinioni e gli atteggiamenti. Dopo un’introduzione di carattere generale sul ladino della Val di Fassa, vengono prese in considerazione le risposte di alcuni giovani fassani, per cercare di capire sia quale sia il loro atteggiamento nei confronti del ladino, sia quale ladino essi effettivamente parlino, anche considerando che quella giovanile è “la fascia d’età cruciale per le sorti del dialetto” (Berruto, 2006: 104) e delle lingue di minoranza.
Il dialetto cambia, per vivere deve cambiare. Ogni lingua, nel suo farsi ‘storia’ e ‘comunicazione’, deve essere in grado di mediare tra le esigenze di continuità e i nuovi bisogni. La stabilità di una lingua è fatta di mutamento, di amnesie e inclusioni, di un continuo immergersi nella tradizione, e di un continuo bisognodi allontanarsene per allargare il proprio orizzonte comunicativo, per dare un nome proiettato verso il futuro alle ‘cose’. Oggi l’attenzione per i dialetti ci mostra come gli effetti della globalizzazione ridisegnino il comportamento linguistico: in maniera apparentemente contraddittoria, da un lato spingono verso un modello unitario ‘alto’, dall’altro portano a valorizzare la localizzazione, la frammentazione, l’autonomia. I contributi presenti nel volume delineano un policromo mosaico da cui emerge la vitalità dei dialetti, a tutti i livelli di comunicazione. Li precede un saggio introduttivo di Aldo L. Prosdocimi, che apre teoricamente spiragli di novità nella definizione dell’imprevisto e imprevedibile mondo della dialettalità.
Cosa parliamo quando parliamo (di) ladino. I giovani fassani e la lingua di minoranza
FIORENTINI, ILARIA
2014
Abstract
Il dialetto cambia, per vivere deve cambiare. Ogni lingua, nel suo farsi ‘storia’ e ‘comunicazione’, deve essere in grado di mediare tra le esigenze di continuità e i nuovi bisogni. La stabilità di una lingua è fatta di mutamento, di amnesie e inclusioni, di un continuo immergersi nella tradizione, e di un continuo bisognodi allontanarsene per allargare il proprio orizzonte comunicativo, per dare un nome proiettato verso il futuro alle ‘cose’. Oggi l’attenzione per i dialetti ci mostra come gli effetti della globalizzazione ridisegnino il comportamento linguistico: in maniera apparentemente contraddittoria, da un lato spingono verso un modello unitario ‘alto’, dall’altro portano a valorizzare la localizzazione, la frammentazione, l’autonomia. I contributi presenti nel volume delineano un policromo mosaico da cui emerge la vitalità dei dialetti, a tutti i livelli di comunicazione. Li precede un saggio introduttivo di Aldo L. Prosdocimi, che apre teoricamente spiragli di novità nella definizione dell’imprevisto e imprevedibile mondo della dialettalità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.