La conoscenza del grado di reazione del suolo è indispensabile per poter compiere in modo appropriato numerose scelte di tipo agronomico. Questa proprietà chimica è infatti in grado, più di altre, di influenzare le caratteristiche del suolo contribuendo a stabilirne il livello di fertilità. Da qui la necessità di conoscere i processi che ne determinano il valore e che, in alcuni casi, si oppongono alla possibilità di correggerne le anomalie. Queste competenze rientrano in modo sempre più rilevante nel bagaglio tecnico e culturale dell’agronomo, in particolare alla presenza di fenomeni potenzialmente capaci di indurre variazioni del grado di reazione dei suoli non favorevoli alle produzioni agricole. Tra questi ricordiamo i mutamenti climatici, l’uso di acque irrigue di scarsa qualità e modalità errate di gestione dei suoli. I correttivi, come dice il termine, sono prodotti impiegati per correggere condizioni anomale presenti nel suolo. Questi prodotti agiscono sui “sintomi” e non sulle cause di queste anomalie, per questo la correzione del suolo non è definitiva, ma deve essere ripetuta più o meno frequentemente nel tempo. E' chiaro, quindi, che la correzione è “sostenibile” economicamente solo se il miglioramento delle condizioni per le coltivazioni compensa il costo dell'intervento. Dal punto di vista ambientale invece, la correzione o il ricorso ad azioni correttive di condizioni anomale del suolo ha bisogno di ben altre giustificazioni, che devono rendere conto non solo dell'opportunità di tali azioni, ma anche giustificare la sostenibilità e la compatibilità ambientale dei materiali impiegati (correttivi) e infine delle risorse ambientali utilizzate in questi interventi. Il richiamo ai materiali o correttivi è particolarmente importante, in quanto le quantità impiegate sono, in genere, molto importanti (ad es. > 5 Mg/ha) e pertanto particolarmente onerose nel trasporto e nella distribuzione in campo. Non sorprende il fatto che in passato sono stati ampiamente utilizzati materiali facilmente reperibili in loco e spesso derivanti da attività estrattive (ad es. la dolomite, la marna, il calcare, la pirite, la kieserite, ecc.) e dalla produzione di materiali per l'edilizia (ad es. la sospensione di calcare, le ceneri di calce, ecc.). In seguito questi prodotti sono stati affiancati e/o sostituiti da prodotti provenienti da processi industriali (ad es. il solfato di calcio e il solfato di ferro) ed agroindustriali (ad es. la calce di defecazione). Più di recente sono stati introdotti materiali ad azione correttiva prodotti a partire da biosolidi, come nel caso del “gesso di defecazione” che si ottiene per trattamento enzimatico e chimico di materiali biologici come i fanghi di depurazione delle acqua urbane. I correttivi sono nella maggior parte dei casi dei sottoprodotti di altre attività umane, spesso non direttamente connesse all'agricoltura, quindi la sostenibilità e la compatibilità del loro impiego in agricoltura non può esulare da una analisi più ampia che prenda in considerazione anche le problematiche associate alle attività estrattive, a quelle industriali ed agroindustriali, alla depurazione delle acque urbane e alla gestione dei rifiuti civili.

Controllo della reazione del suolo

MARZADORI, CLAUDIO;CAVANI, LUCIANO
2016

Abstract

La conoscenza del grado di reazione del suolo è indispensabile per poter compiere in modo appropriato numerose scelte di tipo agronomico. Questa proprietà chimica è infatti in grado, più di altre, di influenzare le caratteristiche del suolo contribuendo a stabilirne il livello di fertilità. Da qui la necessità di conoscere i processi che ne determinano il valore e che, in alcuni casi, si oppongono alla possibilità di correggerne le anomalie. Queste competenze rientrano in modo sempre più rilevante nel bagaglio tecnico e culturale dell’agronomo, in particolare alla presenza di fenomeni potenzialmente capaci di indurre variazioni del grado di reazione dei suoli non favorevoli alle produzioni agricole. Tra questi ricordiamo i mutamenti climatici, l’uso di acque irrigue di scarsa qualità e modalità errate di gestione dei suoli. I correttivi, come dice il termine, sono prodotti impiegati per correggere condizioni anomale presenti nel suolo. Questi prodotti agiscono sui “sintomi” e non sulle cause di queste anomalie, per questo la correzione del suolo non è definitiva, ma deve essere ripetuta più o meno frequentemente nel tempo. E' chiaro, quindi, che la correzione è “sostenibile” economicamente solo se il miglioramento delle condizioni per le coltivazioni compensa il costo dell'intervento. Dal punto di vista ambientale invece, la correzione o il ricorso ad azioni correttive di condizioni anomale del suolo ha bisogno di ben altre giustificazioni, che devono rendere conto non solo dell'opportunità di tali azioni, ma anche giustificare la sostenibilità e la compatibilità ambientale dei materiali impiegati (correttivi) e infine delle risorse ambientali utilizzate in questi interventi. Il richiamo ai materiali o correttivi è particolarmente importante, in quanto le quantità impiegate sono, in genere, molto importanti (ad es. > 5 Mg/ha) e pertanto particolarmente onerose nel trasporto e nella distribuzione in campo. Non sorprende il fatto che in passato sono stati ampiamente utilizzati materiali facilmente reperibili in loco e spesso derivanti da attività estrattive (ad es. la dolomite, la marna, il calcare, la pirite, la kieserite, ecc.) e dalla produzione di materiali per l'edilizia (ad es. la sospensione di calcare, le ceneri di calce, ecc.). In seguito questi prodotti sono stati affiancati e/o sostituiti da prodotti provenienti da processi industriali (ad es. il solfato di calcio e il solfato di ferro) ed agroindustriali (ad es. la calce di defecazione). Più di recente sono stati introdotti materiali ad azione correttiva prodotti a partire da biosolidi, come nel caso del “gesso di defecazione” che si ottiene per trattamento enzimatico e chimico di materiali biologici come i fanghi di depurazione delle acqua urbane. I correttivi sono nella maggior parte dei casi dei sottoprodotti di altre attività umane, spesso non direttamente connesse all'agricoltura, quindi la sostenibilità e la compatibilità del loro impiego in agricoltura non può esulare da una analisi più ampia che prenda in considerazione anche le problematiche associate alle attività estrattive, a quelle industriali ed agroindustriali, alla depurazione delle acque urbane e alla gestione dei rifiuti civili.
2016
Fertilizzazione sostenibile
165
191
Claudio Marzadori; Luciano Cavani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/579738
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