Entro un volume che raccoglie saggi dei massimi esperti della favola di Apuleio (fra gli altri Giovanni Reale, Claudio Moreschini, Gianfranco Ravasi), il saggio riflette sulla sua ricezione nei periodi di più evidente fortuna, in Italia e in Europa: la prima metà del Cinquecento e il passaggio fra XVIII e XIX secolo. Affronta il tema dall’angolazione del neoplatonismo, dato che Apuleio stesso si dichiara “philosophus platonicus” e viene percepito come tale fin dalla editio princeps del suo testo in età umanistica, e che i contenuti della favola di Psiche si prestano a una lettura in questa luce. Il saggio prende dunque in esame alcune opere chiave che permettano una lettura della fortuna sotto lo specifico, e necessario, punto di vista della visione di Psiche come figura dell’anima e della sua esperienza come sintesi dell’avventura amorosa. Lo studio si concentra prima di tutto sulla loggia della villa di Agostino Chigi a Roma, nota come Farnesina, e sulla camera di Psiche nel palazzo Te di Federico II Gonzaga a Mantova. Le due imprese decorative vengono indagate mettendone in luce la continuità dal punto di vista del progetto e dell’interpretazione data della storia illustrata, oltre che alcune rilevanti singolarità iconografiche; e osservandone il legame profondo con gli ambienti in cui nascono, in stretta relazione fra loro. Il ruolo rilevante dell’artista in questo ambiente, sintetizzato dal celebre passo di una lettera di Raffaello a Castiglione in cui dichiara di essere guidato nella creazione da “una certa Iddea” della bellezza femminile, avvicina idealmente e dal punto di vista culturale l’artista cinquecentesco a Canova. Dopo una ricognizione del complesso panorama delle posizioni filosofiche settecentesche sulla favola, il saggio mostra come Canova abbia dato forma concreta all’arte di idee prospettata da Winckelmann, e di come proprio nei gruppi scultorei dedicati a Psiche egli riesca a rivelare il senso della favola antica e del suo valore universale, guidato – come scrive Missirini – dal “voler trattare questo Mito stando alla sentenza di Platone”.

Da Raffaello a Canova: Psiche e una “certa Iddea che mi viene nella mente”

CAVICCHIOLI, SONIA
2013

Abstract

Entro un volume che raccoglie saggi dei massimi esperti della favola di Apuleio (fra gli altri Giovanni Reale, Claudio Moreschini, Gianfranco Ravasi), il saggio riflette sulla sua ricezione nei periodi di più evidente fortuna, in Italia e in Europa: la prima metà del Cinquecento e il passaggio fra XVIII e XIX secolo. Affronta il tema dall’angolazione del neoplatonismo, dato che Apuleio stesso si dichiara “philosophus platonicus” e viene percepito come tale fin dalla editio princeps del suo testo in età umanistica, e che i contenuti della favola di Psiche si prestano a una lettura in questa luce. Il saggio prende dunque in esame alcune opere chiave che permettano una lettura della fortuna sotto lo specifico, e necessario, punto di vista della visione di Psiche come figura dell’anima e della sua esperienza come sintesi dell’avventura amorosa. Lo studio si concentra prima di tutto sulla loggia della villa di Agostino Chigi a Roma, nota come Farnesina, e sulla camera di Psiche nel palazzo Te di Federico II Gonzaga a Mantova. Le due imprese decorative vengono indagate mettendone in luce la continuità dal punto di vista del progetto e dell’interpretazione data della storia illustrata, oltre che alcune rilevanti singolarità iconografiche; e osservandone il legame profondo con gli ambienti in cui nascono, in stretta relazione fra loro. Il ruolo rilevante dell’artista in questo ambiente, sintetizzato dal celebre passo di una lettera di Raffaello a Castiglione in cui dichiara di essere guidato nella creazione da “una certa Iddea” della bellezza femminile, avvicina idealmente e dal punto di vista culturale l’artista cinquecentesco a Canova. Dopo una ricognizione del complesso panorama delle posizioni filosofiche settecentesche sulla favola, il saggio mostra come Canova abbia dato forma concreta all’arte di idee prospettata da Winckelmann, e di come proprio nei gruppi scultorei dedicati a Psiche egli riesca a rivelare il senso della favola antica e del suo valore universale, guidato – come scrive Missirini – dal “voler trattare questo Mito stando alla sentenza di Platone”.
2013
Amore e Psiche. La favola dell’anima
173
187
S. Cavicchioli
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/576467
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact