Il saggio analizza le radici storiche delle difficoltà politiche ed economiche che si sono registrate negli ultimi due decenni in tale periodo nell’arcipelago di Zanzibar, attingendo a fonti di archivio e a una vasta letteratura secondaria. La fine del regime a partito unico e l’avvio della transizione democratica a Zanzibar nei primi anni ’90 sono stati infatti seguiti da due decenni di quasi ininterrotta crisi politica. Spesso interpretata come la più recente manifestazione delle tensioni e delle fratture razziali storicamente sedimentate nella società dell’arcipelago e alla base della rivoluzione del 1964, in realtà la crisi che ha accompagnato la reintroduzione del multipartitismo a Zanzibar nasconde la determinazione della leadership del CCM nell’arcipelago a mantenere un controllo pressoché esclusivo sulle istituzioni politiche e sull’accesso alle opportunità generate dell’attuazione delle politiche di sviluppo economico nelle isole. La strategia perseguita dal CCM affonda le radici nel modello autoritario di gestione del potere che si affermò nell’arcipelago nei tre decenni successivi alla rivoluzione. Il regime dispotico instaurato da Karume venne solo parzialmente riformato da Jumbe, mentre il processo di apertura politica intrapreso nei primi anni ’90 ha democratizzato solo in superficie le istituzioni dell’arcipelago. Parallelamente, l’attuazione delle riforme di mercato dalla metà degli anni ’80 ha faticosamente ristabilito la crescita economica, ma non ha ridotto in maniera significativa gli alti tassi di povertà.
La rivoluzione mancata. Zanzibar tra autoritarismo e povertà / Pallotti, Arrigo. - STAMPA. - (2016), pp. 149-171.
La rivoluzione mancata. Zanzibar tra autoritarismo e povertà
PALLOTTI, ARRIGO
2016
Abstract
Il saggio analizza le radici storiche delle difficoltà politiche ed economiche che si sono registrate negli ultimi due decenni in tale periodo nell’arcipelago di Zanzibar, attingendo a fonti di archivio e a una vasta letteratura secondaria. La fine del regime a partito unico e l’avvio della transizione democratica a Zanzibar nei primi anni ’90 sono stati infatti seguiti da due decenni di quasi ininterrotta crisi politica. Spesso interpretata come la più recente manifestazione delle tensioni e delle fratture razziali storicamente sedimentate nella società dell’arcipelago e alla base della rivoluzione del 1964, in realtà la crisi che ha accompagnato la reintroduzione del multipartitismo a Zanzibar nasconde la determinazione della leadership del CCM nell’arcipelago a mantenere un controllo pressoché esclusivo sulle istituzioni politiche e sull’accesso alle opportunità generate dell’attuazione delle politiche di sviluppo economico nelle isole. La strategia perseguita dal CCM affonda le radici nel modello autoritario di gestione del potere che si affermò nell’arcipelago nei tre decenni successivi alla rivoluzione. Il regime dispotico instaurato da Karume venne solo parzialmente riformato da Jumbe, mentre il processo di apertura politica intrapreso nei primi anni ’90 ha democratizzato solo in superficie le istituzioni dell’arcipelago. Parallelamente, l’attuazione delle riforme di mercato dalla metà degli anni ’80 ha faticosamente ristabilito la crescita economica, ma non ha ridotto in maniera significativa gli alti tassi di povertà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.