Il saggio analizza l'opera bibliografica recente di Franco La Cecla relativa ai temi urbanistici e, in particolare, all'influenza delle politiche neoliberiste sulla gestione del territorio urbano. In "Contro l’urbanistica" (2015) l’antropologo palermitano indaga, dissezionandolo, quel settore della disciplina urbanistica che – costola dell’economia finanziaria – riveste un ruolo ancillare nei confronti dei «profeti della globalizzazione»; che, smesse le vesti progressiste, dissacra e mercifica la città assimilandola a mero fenomeno economico improntato a fast policies, competitività, bigness; che procede dal welfare state al real estate; che ignora i corpi e le pratiche di riappropriazione e addomesticamento degli spazi; che si fonda su un’idea di città «assolutamente anti-sociale». Disciplina in mano ad esperti dal «colpo di genio riformatore» che risolverebbe i problemi urbani globali; «professione debilitante» (Illich) il cui linguaggio «per iniziati» degrada il cittadino-abitante a utente di infrastrutture e nega alla civitas «ogni connotazione di vitalità autonoma», ogni virtù autopoietica.
Contro la mercificazione dello spazio urbano. La critica di Franco La Cecla all’urbanistica neoliberista / Ilaria Agostini. - In: PROGETTANDO ING. - ISSN 2035-7125. - STAMPA. - 4:(2015), pp. 33-40.
Contro la mercificazione dello spazio urbano. La critica di Franco La Cecla all’urbanistica neoliberista
AGOSTINI, ILARIA
2015
Abstract
Il saggio analizza l'opera bibliografica recente di Franco La Cecla relativa ai temi urbanistici e, in particolare, all'influenza delle politiche neoliberiste sulla gestione del territorio urbano. In "Contro l’urbanistica" (2015) l’antropologo palermitano indaga, dissezionandolo, quel settore della disciplina urbanistica che – costola dell’economia finanziaria – riveste un ruolo ancillare nei confronti dei «profeti della globalizzazione»; che, smesse le vesti progressiste, dissacra e mercifica la città assimilandola a mero fenomeno economico improntato a fast policies, competitività, bigness; che procede dal welfare state al real estate; che ignora i corpi e le pratiche di riappropriazione e addomesticamento degli spazi; che si fonda su un’idea di città «assolutamente anti-sociale». Disciplina in mano ad esperti dal «colpo di genio riformatore» che risolverebbe i problemi urbani globali; «professione debilitante» (Illich) il cui linguaggio «per iniziati» degrada il cittadino-abitante a utente di infrastrutture e nega alla civitas «ogni connotazione di vitalità autonoma», ogni virtù autopoietica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.