Ultimamente, la ricerca scientifica ha avuto un discreto sviluppo nell'evidenziare le potenzialità biologiche degli oli essenziali (OE), sostanze aromatiche di origine vegetale, che sono parte integrante della fitoterapia, raccogliendo prove di efficacia dei trattamenti complementari in diverse patologie umane (come ad esempio quelle dermatologiche, uro-ginecologiche, gastro-intestinali, respiratorie, neurologiche) e specialmente nella prevenzione e/o nel trattamento di alcune patologie infettive, anche farmaco-resistenti. L’uso di OE, però, può essere di grande utilità anche in agricoltura, nel cui ambito le perdite economiche dovute alle malattie delle piante causate da agenti infettivi sono ingenti e purtroppo in continua crescita (Lang e Buchbauer, 2012). In particolare, i batteri fitopatogeni hanno causato nel recente passato vaste epidemie che hanno colpito colture di notevole rilevanza economica. In Italia, si pensi ad esempio a Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa), agente causale del cancro batterico dell’actinidia, a Xylella fastidiosa, associato al complesso del disseccamento rapido dell’olivo e ad Erwinia amylovora (Ea), agente del colpo di fuoco delle pomacee. Se si considera che nel controllo delle batteriosi delle piante ancora oggi gli interventi sono essenzialmente di tipo preventivo e si basano quasi esclusivamente sull’uso di composti rameici sottoforma di spray distribuiti sulla superficie delle piante, è chiaro come sia urgente mettere a punto formulati a base di agenti battericidi in grado di agire nella pianta in cui è in atto la malattia; oppure, di interferire con la crescita del patogeno già presente come endofita all’interno pianta-ospite che può rimanere asintomatica per molti anni (Minardi et al., 2014a; Sherif et al., 2015). Quindi, la possibilità di somministrare alle piante dei composti naturali come gli OE per interferire e bloccare la crescita di batteri fitopatogeni rappresenterebbe un importante mezzo di lotta. Recentemente, nell’ambito di un Progetto di Ricerca svoltosi nel 2012-213 (www.siroe.it) (finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola), è stata per la prima volta evidenziata in vitro l’efficacia antimicrobica di OE estratti da Monarda spp. nei confronti di Psa e Ea (Mattarelli et al., 2013). Sulla base dei risultati ottenuti, è stato ipotizzato che il trattamento preinfezionale di piante di Actinidia deliciosa cv. Tomouri con OE estratto da piante fiorite di M. didyma (coltivate ad Imola, Bologna) potesse interferire o bloccare la crescita di un ceppo virulento di Psa in modo tale da ridurre od annullare la comparsa dei sintomi tipici del cancro batterico. Di seguito si descrivono le ricerche eseguite ed i risultati ottenuti

Oli essenziali di Monarda nella lotta al cancro batterico del kiwi

MINARDI, PAOLA;CAVICCHI, LISA;BELLARDI, MARIA GRAZIA
2016

Abstract

Ultimamente, la ricerca scientifica ha avuto un discreto sviluppo nell'evidenziare le potenzialità biologiche degli oli essenziali (OE), sostanze aromatiche di origine vegetale, che sono parte integrante della fitoterapia, raccogliendo prove di efficacia dei trattamenti complementari in diverse patologie umane (come ad esempio quelle dermatologiche, uro-ginecologiche, gastro-intestinali, respiratorie, neurologiche) e specialmente nella prevenzione e/o nel trattamento di alcune patologie infettive, anche farmaco-resistenti. L’uso di OE, però, può essere di grande utilità anche in agricoltura, nel cui ambito le perdite economiche dovute alle malattie delle piante causate da agenti infettivi sono ingenti e purtroppo in continua crescita (Lang e Buchbauer, 2012). In particolare, i batteri fitopatogeni hanno causato nel recente passato vaste epidemie che hanno colpito colture di notevole rilevanza economica. In Italia, si pensi ad esempio a Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa), agente causale del cancro batterico dell’actinidia, a Xylella fastidiosa, associato al complesso del disseccamento rapido dell’olivo e ad Erwinia amylovora (Ea), agente del colpo di fuoco delle pomacee. Se si considera che nel controllo delle batteriosi delle piante ancora oggi gli interventi sono essenzialmente di tipo preventivo e si basano quasi esclusivamente sull’uso di composti rameici sottoforma di spray distribuiti sulla superficie delle piante, è chiaro come sia urgente mettere a punto formulati a base di agenti battericidi in grado di agire nella pianta in cui è in atto la malattia; oppure, di interferire con la crescita del patogeno già presente come endofita all’interno pianta-ospite che può rimanere asintomatica per molti anni (Minardi et al., 2014a; Sherif et al., 2015). Quindi, la possibilità di somministrare alle piante dei composti naturali come gli OE per interferire e bloccare la crescita di batteri fitopatogeni rappresenterebbe un importante mezzo di lotta. Recentemente, nell’ambito di un Progetto di Ricerca svoltosi nel 2012-213 (www.siroe.it) (finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola), è stata per la prima volta evidenziata in vitro l’efficacia antimicrobica di OE estratti da Monarda spp. nei confronti di Psa e Ea (Mattarelli et al., 2013). Sulla base dei risultati ottenuti, è stato ipotizzato che il trattamento preinfezionale di piante di Actinidia deliciosa cv. Tomouri con OE estratto da piante fiorite di M. didyma (coltivate ad Imola, Bologna) potesse interferire o bloccare la crescita di un ceppo virulento di Psa in modo tale da ridurre od annullare la comparsa dei sintomi tipici del cancro batterico. Di seguito si descrivono le ricerche eseguite ed i risultati ottenuti
2016
Minardi, P.; Cavicchi, L.; Zama, G.; Bellardi, M.G
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/535514
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