Durante il periodo di degenza del neonato pretermine all’interno dell’ Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Infermi di Rimini i bisogni dei fratelli e le sorelle emergono con difficoltà dallo sfondo familiare, comparendo nel racconto dei genitori solo quando iniziano a manifestarsi dei comportamenti inaspettati. In tale situazione, la madre, di solito più vicina al neonato pretermine, è sostenuta psicologicamente dal padre in un sistema familiare protettivo che si presenta come triade (Baldoni 2005). Nonostante la struttura ospedaliera fornisca alla famiglia una assistenza anche di natura psicologica, i fratelli rimangono a margine di tale sistema vivendo in modo solitario il periodo dell’ospedalizzazione, in quanto tendono a essere trascurati dai genitori concentrati ad affrontare i problemi del neonato pretermine. I figli, in questi casi, percependo le difficoltà della madre e del padre, avvertono uno sconvolgimento dell’equilibrio familiare. Sappiamo che la gelosia e il senso di colpa sono sentimenti che animano il fratello sano di un piccolo paziente: “perché a lui e non a me?”, “come vorrei essere l’unico per i miei genitori?”, “si è avverato quello che ho pensato?” (Scarponi et al. 2003). Quando a tali preoccupazioni si aggiunge il timore che la degenza in Terapia Intensiva possa durare a lungo e possa portare alla morte del neonato, tali pensieri acquistano un senso di drammatica concretezza. La colpa, la rabbia e l’aggressività solo fantasticate possono divenire reali. All’emergenza di tali timori i fratelli sviluppano modalità difensive che limitano l’espressione della sofferenza psicologica e le loro difficoltà divengono evidenti solo quando il fratellino pretermine viene dimesso dall’ospedale perché clinicamente guarito. In questa fase i genitori, più fiduciosi verso il futuro, divengono sensibili alle richieste degli altri figli, mentre questi possono dare spazio ai propri vissuti perché maggiore è la possibilità di trovare accoglimento. Il crescente numero di fratelli e sorelle di neonati pretermine afferenti al nostro servizio che manifestano problematiche legate a disturbi comportamentali (irrequietezza, irritabilità, aggressività verso i genitori o verso i coetanei, difficoltà scolastiche) o a scompensi psicosomatici (enuresi, insonnia, disturbi del comportamento alimentare, sintomi gastrointestinali o dermatologici) ci ha portato a riflettere sulla necessità di prevenire tali disagi che, soprattutto nel caso dei più piccoli, sembrano intimamente legati alle relazioni familiari.
Essere fratelli di neonati pretermine / Facondini E.; Romeo N.; Russo M.; Baldoni F.. - STAMPA. - (2007), pp. 254-254. (Intervento presentato al convegno XIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia tenutosi a Rimini nel 20-23 Maggio 2007).
Essere fratelli di neonati pretermine.
ROMEO, NICOLA ANTONIO;BALDONI, FRANCO
2007
Abstract
Durante il periodo di degenza del neonato pretermine all’interno dell’ Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Infermi di Rimini i bisogni dei fratelli e le sorelle emergono con difficoltà dallo sfondo familiare, comparendo nel racconto dei genitori solo quando iniziano a manifestarsi dei comportamenti inaspettati. In tale situazione, la madre, di solito più vicina al neonato pretermine, è sostenuta psicologicamente dal padre in un sistema familiare protettivo che si presenta come triade (Baldoni 2005). Nonostante la struttura ospedaliera fornisca alla famiglia una assistenza anche di natura psicologica, i fratelli rimangono a margine di tale sistema vivendo in modo solitario il periodo dell’ospedalizzazione, in quanto tendono a essere trascurati dai genitori concentrati ad affrontare i problemi del neonato pretermine. I figli, in questi casi, percependo le difficoltà della madre e del padre, avvertono uno sconvolgimento dell’equilibrio familiare. Sappiamo che la gelosia e il senso di colpa sono sentimenti che animano il fratello sano di un piccolo paziente: “perché a lui e non a me?”, “come vorrei essere l’unico per i miei genitori?”, “si è avverato quello che ho pensato?” (Scarponi et al. 2003). Quando a tali preoccupazioni si aggiunge il timore che la degenza in Terapia Intensiva possa durare a lungo e possa portare alla morte del neonato, tali pensieri acquistano un senso di drammatica concretezza. La colpa, la rabbia e l’aggressività solo fantasticate possono divenire reali. All’emergenza di tali timori i fratelli sviluppano modalità difensive che limitano l’espressione della sofferenza psicologica e le loro difficoltà divengono evidenti solo quando il fratellino pretermine viene dimesso dall’ospedale perché clinicamente guarito. In questa fase i genitori, più fiduciosi verso il futuro, divengono sensibili alle richieste degli altri figli, mentre questi possono dare spazio ai propri vissuti perché maggiore è la possibilità di trovare accoglimento. Il crescente numero di fratelli e sorelle di neonati pretermine afferenti al nostro servizio che manifestano problematiche legate a disturbi comportamentali (irrequietezza, irritabilità, aggressività verso i genitori o verso i coetanei, difficoltà scolastiche) o a scompensi psicosomatici (enuresi, insonnia, disturbi del comportamento alimentare, sintomi gastrointestinali o dermatologici) ci ha portato a riflettere sulla necessità di prevenire tali disagi che, soprattutto nel caso dei più piccoli, sembrano intimamente legati alle relazioni familiari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.