Raccolta di contributi originali, in inglese e tradotti in italiano, che analizzano i vari aspetti della cosiddetta "pop culture", nella sua accezione plurale, privilegiando la relazione che essa stringe con la moda. Ne risulta un panorama ricco e articolato dei caratteri che segnano in profondità la situazione culturale contemporanea. La scelta di dedicare il terzo numero di ZoneModa Journal al Pop nasce dal tentativo di riflettere su un concetto che da alcuni decenni attraversa la cultura sotto forma di marchio o slogan, e che presenta una definizione dai contorni poco definiti. In Italia almeno, “pop” è stata considerata un’etichetta limitata a due ambiti: la Pop Art, denominazione storicamente determinata che allude alla traslazione nel contesto dell’arte e della cultura “alta”, del fenomeno del consumo di massa; oppure la musica pop, ovvero la musica giovanile di prevalente ascendenza anglo-americana, inquadrata come fenomeno di consumo o al massimo come fenomeno di ribellione giovanile, poco meritevole di valutazione culturale o di studio accademico. Nel tempo si è però venuto a creare anche un vero e proprio immaginario pop arricchitosi progressivamente di icone e narrazioni derivanti dai media così come dalla moda. Già a partire dalla fine degli anni Ottanta in Italia si iniziava infatti a parlare di “cultura pop”, ovvero di una cultura mediale della cosiddetta postmodernità, mutuando un uso linguistico attivo nel contesto anglo-americano sin dagli anni sessanta. Stili e generazioni di un pop oramai storicizzato si ripropongono attualmente in un meccanismo a spirale che assieme ai fumetti, oggetto pop della prima ora, assorbe (e remixa) progressivamente cartoon, videogame, web, social media. Sfogliando quotidiani e riviste dell’ultimo decennio si potrebbe pensare che tutto è pop, ovvero che tutto è cultura pop, se persino la filosofia italiana vi si scopre interessata. I confini di questo termine si sono così estesi tanto da domandarsi se essi possano dissolversi fino a definire il pop come “la” cultura del nostro tempo. I contributi qui raccolti descrivono proprio come attraverso questa categoria si rendono manifesti attraversamenti culturali rappresentativi della nostra epoca, laddove mettono in connessione musica, moda, arti visive, ma anche media, letteratura e politica. Una raccolta di saggi che rappresenta un’occasione per interrogarsi su cosa è effettivamente possibile intendere con “pop”. Se cioè rispetto alla contemporaneità esso rappresenti uno specchio o invece un modello di lettura, visto che, come emerge dai saggi contenuti in questo numero, si nutre di mescolanze e attraversamenti indebiti tra confini sociali, tra quotidiano e straordinario, agendo preferibilmente su quelle zone di confine ove la teatralità e la visibilità sociale risultano tratti determinanti. Diviene legittimo pensare ad esempio che l’attitudine allo sconfinamento - tipica del pop - abbia funzionato come modello per altri ambiti del sociale, su tutti la politica, ma anche per lo sport, l’arte, e persino la religione. Pensiamo al 1997 quando Papa Giovanni Paolo II incontrò Bob Dylan nel Congresso Eucaristico a Bologna, ma anche all’oggi, dove Papa Francesco I è un utente quotidiano di Twitter ed è intento ad abbattere altre tradizionali barriere comunicative. All’opposto abbiamo le Femen, gruppo di provocazione femminile mediatico salito alla ribalta negli ultimi mesi per le esibizioni di nudo in contesti istituzionali, che nel descriversi parlano, più o meno propriamente, di amore per la Pop Kultur e di “femminismo pop”. Vi sono dunque alcuni caratteri generali della nostra contemporaneità che appaiono allo stesso modo tipici della cultura pop e che sottotraccia ritroviamo nei saggi contenuti in questo numero di ZoneModa Journal: ad esempio l’istantaneità, ma anche l’eterogeneità, ovvero l’accumulo casuale che avviene per bricolage e non in modo progettuale; ma anche la propensione verso l’immagine e verso l’azione piuttosto che verso la riflessione, e dove il sintetico e l’artificioso convivono con il sensoriale e il sensuale. I saggi qui raccolti si spingono verso territori disparati (moda, musica, arte, divismo, fotografia, merce, oggetti, videogiochi, videoclip, culture musicali, tecnologie) tratteggiando dunque un’idea di pop come cultura dell’eterogeneità e dell’attraversamento dei confini, della predominanza mediale e della teatralità, del sociale come performativo. La scelta di analizzare caratteri e confini del pop contemporaneo non mira né ad una sua legittimazione incondizionata né ad una critica distruttiva a priori, bensì a poter aumentare la capacità di descrizione della quotidianità, anche in quanto dimensione culturale, per poterla valutare con la necessaria attenzione critica.

ZoneModa Journal. Vol. 3: Pop-culture di moda

MATTEUCCI, GIOVANNI;SPAZIANTE, LUCIO
2013

Abstract

Raccolta di contributi originali, in inglese e tradotti in italiano, che analizzano i vari aspetti della cosiddetta "pop culture", nella sua accezione plurale, privilegiando la relazione che essa stringe con la moda. Ne risulta un panorama ricco e articolato dei caratteri che segnano in profondità la situazione culturale contemporanea. La scelta di dedicare il terzo numero di ZoneModa Journal al Pop nasce dal tentativo di riflettere su un concetto che da alcuni decenni attraversa la cultura sotto forma di marchio o slogan, e che presenta una definizione dai contorni poco definiti. In Italia almeno, “pop” è stata considerata un’etichetta limitata a due ambiti: la Pop Art, denominazione storicamente determinata che allude alla traslazione nel contesto dell’arte e della cultura “alta”, del fenomeno del consumo di massa; oppure la musica pop, ovvero la musica giovanile di prevalente ascendenza anglo-americana, inquadrata come fenomeno di consumo o al massimo come fenomeno di ribellione giovanile, poco meritevole di valutazione culturale o di studio accademico. Nel tempo si è però venuto a creare anche un vero e proprio immaginario pop arricchitosi progressivamente di icone e narrazioni derivanti dai media così come dalla moda. Già a partire dalla fine degli anni Ottanta in Italia si iniziava infatti a parlare di “cultura pop”, ovvero di una cultura mediale della cosiddetta postmodernità, mutuando un uso linguistico attivo nel contesto anglo-americano sin dagli anni sessanta. Stili e generazioni di un pop oramai storicizzato si ripropongono attualmente in un meccanismo a spirale che assieme ai fumetti, oggetto pop della prima ora, assorbe (e remixa) progressivamente cartoon, videogame, web, social media. Sfogliando quotidiani e riviste dell’ultimo decennio si potrebbe pensare che tutto è pop, ovvero che tutto è cultura pop, se persino la filosofia italiana vi si scopre interessata. I confini di questo termine si sono così estesi tanto da domandarsi se essi possano dissolversi fino a definire il pop come “la” cultura del nostro tempo. I contributi qui raccolti descrivono proprio come attraverso questa categoria si rendono manifesti attraversamenti culturali rappresentativi della nostra epoca, laddove mettono in connessione musica, moda, arti visive, ma anche media, letteratura e politica. Una raccolta di saggi che rappresenta un’occasione per interrogarsi su cosa è effettivamente possibile intendere con “pop”. Se cioè rispetto alla contemporaneità esso rappresenti uno specchio o invece un modello di lettura, visto che, come emerge dai saggi contenuti in questo numero, si nutre di mescolanze e attraversamenti indebiti tra confini sociali, tra quotidiano e straordinario, agendo preferibilmente su quelle zone di confine ove la teatralità e la visibilità sociale risultano tratti determinanti. Diviene legittimo pensare ad esempio che l’attitudine allo sconfinamento - tipica del pop - abbia funzionato come modello per altri ambiti del sociale, su tutti la politica, ma anche per lo sport, l’arte, e persino la religione. Pensiamo al 1997 quando Papa Giovanni Paolo II incontrò Bob Dylan nel Congresso Eucaristico a Bologna, ma anche all’oggi, dove Papa Francesco I è un utente quotidiano di Twitter ed è intento ad abbattere altre tradizionali barriere comunicative. All’opposto abbiamo le Femen, gruppo di provocazione femminile mediatico salito alla ribalta negli ultimi mesi per le esibizioni di nudo in contesti istituzionali, che nel descriversi parlano, più o meno propriamente, di amore per la Pop Kultur e di “femminismo pop”. Vi sono dunque alcuni caratteri generali della nostra contemporaneità che appaiono allo stesso modo tipici della cultura pop e che sottotraccia ritroviamo nei saggi contenuti in questo numero di ZoneModa Journal: ad esempio l’istantaneità, ma anche l’eterogeneità, ovvero l’accumulo casuale che avviene per bricolage e non in modo progettuale; ma anche la propensione verso l’immagine e verso l’azione piuttosto che verso la riflessione, e dove il sintetico e l’artificioso convivono con il sensoriale e il sensuale. I saggi qui raccolti si spingono verso territori disparati (moda, musica, arte, divismo, fotografia, merce, oggetti, videogiochi, videoclip, culture musicali, tecnologie) tratteggiando dunque un’idea di pop come cultura dell’eterogeneità e dell’attraversamento dei confini, della predominanza mediale e della teatralità, del sociale come performativo. La scelta di analizzare caratteri e confini del pop contemporaneo non mira né ad una sua legittimazione incondizionata né ad una critica distruttiva a priori, bensì a poter aumentare la capacità di descrizione della quotidianità, anche in quanto dimensione culturale, per poterla valutare con la necessaria attenzione critica.
2013
142
9788865983621
G. Matteucci; L. Spaziante
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