Se il futuro è legato alle energie rinnovabili, è in questa direzione che deve puntare la ricerca. Purtroppo quello che manca è un piano di ricerca nazionale, mentre i quattro decenni trascorsi hanno messo in evidenza una carenza fondamentale del nostro Paese: un distacco abissale fra le tecnologie energetiche da installare nei territori e la popolazione che le deve accettare. Questa situazione ha riguardato ogni tipo di impianti e qualsiasi tipo di intervento, dal ponte di Messina ai trafori alpini. Si tratta del famoso “effetto NIMBY”, che indica un atteggiamento di protesta e di rifiuto contro le opere di interesse pubblico che si teme abbiano un impatto negativo sull’ambiente. Ma per evitare o ridimensionare simili rischi, che impediscono la realizzazione di ogni tipo di opera, l’unica terapia possibile è l’informazione adeguata, costante e approfondita. La paura dei cittadini può essere trasformata in coscienza civica capace di accettare gli interventi soltanto avviando un rapporto diretto con la popolazione, fondato sulla correttezza dei problemi e delle soluzioni adottate per il benessere comune della nazione. Solo la conoscenza può abbatter il muro NIMBY. A questo proposito, si ricorda che l’industria petrolifera si occupa delle operazioni di esplorazione, produzione, trasporto, raffinazione e vendita di idrocarburi naturali (petrolio greggio e gas naturale). Gli idrocarburi sono oggi la principale fonte energetica del pianeta. Oltre il 60% dell’energia primaria proviene da petrolio greggio e gas naturale (oltre l’80% se si considera anche il carbone), e ciò rappresenta un fattore critico per molte nazioni dal punto di vista economico, geopolitico, nonché della sicurezza nazionale. L’industria petrolifera è convenzionalmente divisa in tre settori: upstream (esplorazione e produzione), midstream (trasporto) e downstream (raffinazione e vendita). La domanda mondiale di energia è attesa in crescita del 2% all’anno per i prossimi 20 anni. Tutte le fonti energetiche (anche rinnovabili) contribuiranno a soddisfarla, ma quelle fossili manterranno un peso determinante sostenendo circa l’85% dell’offerta energetica. Tra le fonti fossili, petrolio e gas saranno rispettivamente dominanti nel campo dei prodotti per la mobilità (carburanti) e per la generazione efficiente e pulita di energia elettrica, e continueranno a essere ampiamente disponibili nei prossimi decenni. Infatti, oltre alle riserve di olio e gas già ora scoperte, numerose tecnologie innovative in fase di sviluppo permetteranno di mettere in produzione giacimenti in condizioni “estreme” (acque profonde, zone remote), nonché di accedere a forme di idrocarburi non convenzionali oggi non sfruttate, quali oli extra pesanti, sabbie e scisti bituminosi, gas non convenzionale (shale gas, tight gas, coalbed methane) e forse anche gas contenuto nella crosta terrestre sotto forma di idrati. Dalle tecnologie dipendono tutti i principali parametri produttivi dell’industria, quali il tasso di successo esplorativo, il fattore di recupero dei campi, l’efficienza della produzione, il miglioramento delle condizioni di sicurezza, riduzione dell’impatto ambientale. Innovazione e know-how tecnologico sono decisivi per raggiungere una serie di obiettivi strategici in ambito upstream.
Come e chi produce energia: petrolio, gas e shale gas, ovvero le fonti fossili
MACINI, PAOLO;MESINI, EZIO
2014
Abstract
Se il futuro è legato alle energie rinnovabili, è in questa direzione che deve puntare la ricerca. Purtroppo quello che manca è un piano di ricerca nazionale, mentre i quattro decenni trascorsi hanno messo in evidenza una carenza fondamentale del nostro Paese: un distacco abissale fra le tecnologie energetiche da installare nei territori e la popolazione che le deve accettare. Questa situazione ha riguardato ogni tipo di impianti e qualsiasi tipo di intervento, dal ponte di Messina ai trafori alpini. Si tratta del famoso “effetto NIMBY”, che indica un atteggiamento di protesta e di rifiuto contro le opere di interesse pubblico che si teme abbiano un impatto negativo sull’ambiente. Ma per evitare o ridimensionare simili rischi, che impediscono la realizzazione di ogni tipo di opera, l’unica terapia possibile è l’informazione adeguata, costante e approfondita. La paura dei cittadini può essere trasformata in coscienza civica capace di accettare gli interventi soltanto avviando un rapporto diretto con la popolazione, fondato sulla correttezza dei problemi e delle soluzioni adottate per il benessere comune della nazione. Solo la conoscenza può abbatter il muro NIMBY. A questo proposito, si ricorda che l’industria petrolifera si occupa delle operazioni di esplorazione, produzione, trasporto, raffinazione e vendita di idrocarburi naturali (petrolio greggio e gas naturale). Gli idrocarburi sono oggi la principale fonte energetica del pianeta. Oltre il 60% dell’energia primaria proviene da petrolio greggio e gas naturale (oltre l’80% se si considera anche il carbone), e ciò rappresenta un fattore critico per molte nazioni dal punto di vista economico, geopolitico, nonché della sicurezza nazionale. L’industria petrolifera è convenzionalmente divisa in tre settori: upstream (esplorazione e produzione), midstream (trasporto) e downstream (raffinazione e vendita). La domanda mondiale di energia è attesa in crescita del 2% all’anno per i prossimi 20 anni. Tutte le fonti energetiche (anche rinnovabili) contribuiranno a soddisfarla, ma quelle fossili manterranno un peso determinante sostenendo circa l’85% dell’offerta energetica. Tra le fonti fossili, petrolio e gas saranno rispettivamente dominanti nel campo dei prodotti per la mobilità (carburanti) e per la generazione efficiente e pulita di energia elettrica, e continueranno a essere ampiamente disponibili nei prossimi decenni. Infatti, oltre alle riserve di olio e gas già ora scoperte, numerose tecnologie innovative in fase di sviluppo permetteranno di mettere in produzione giacimenti in condizioni “estreme” (acque profonde, zone remote), nonché di accedere a forme di idrocarburi non convenzionali oggi non sfruttate, quali oli extra pesanti, sabbie e scisti bituminosi, gas non convenzionale (shale gas, tight gas, coalbed methane) e forse anche gas contenuto nella crosta terrestre sotto forma di idrati. Dalle tecnologie dipendono tutti i principali parametri produttivi dell’industria, quali il tasso di successo esplorativo, il fattore di recupero dei campi, l’efficienza della produzione, il miglioramento delle condizioni di sicurezza, riduzione dell’impatto ambientale. Innovazione e know-how tecnologico sono decisivi per raggiungere una serie di obiettivi strategici in ambito upstream.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.