Ormai da cinque lustri, il Messico e gli Stati Uniti si fronteggiano in negoziati internazionali e nel contenzioso del sistema multilaterale degli scambi a proposito del metodo utilizzato dai pescatori latino-americani per catturare il tonno nell’Oceano pacifico tropicale orientale (Eastern Tropical Pacific Ocean, ETP). Nell’ambito del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) 1947, la controversia che da tempo accompagna i due Paesi ha prodotto due reports, ampiamente e approfonditamente commentati, sul bando adottato dagli Stati Uniti negli anni ’80 per proibire l’importazione di tonno pescato con reti a circuizione, metodo di cattura estremamente deleterio per i delfini. Nel sistema dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), la simbiosi tra tonni e delfini – con i primi che nuotano costantemente sotto i mammiferi marini, cosicché i pescherecci messicani, una volta avvistati questi ultimi, li inseguono ed accerchiano per catturare facilmente ed abbondantemente il tonno sottostante –è stata considerata anche dall’Organo d’appello, nel report fatto circolare il 16 maggio 2012, e adottato dall’Organo di risoluzione delle controversie (Dispute Settlement Body, DSB) il 13 giugno 2012. In particolare, il Tribunale permanente dell’OMC è stato chiamato a pronunciarsi sul sistema di etichettatura “Dolphin-Safe,” creato dal Dolphin Protection Consumer Information Act (DPCIA) approvato dal Congresso statunitense il 28 novembre 1990 ed eseguito da appositi regolamenti attuativi, così come interpretato, nel 2007, dalla Corte d’appello federale del Nono Circuito nella famosa sentenza Hogarth. Il Messico, infatti, considerava la disciplina degli Stati Uniti ingiustificata e discriminatoria, poiché permetteva l’uso dell’etichetta Dolphin-Safe, per il pesce pescato nel Pacifico orientale tropicale, solo laddove il tonno fosse stato catturato senza dispiegare intenzionalmente le reti a circuizione, circondando i delfini. Tale normativa, pertanto, impediva agli operatori messicani di commercializzare il loro prodotto qualificandolo, sul mercato nordamericano, come “Dolphin-Safe” nonostante si attenessero, nelle operazioni di pesca, allo standard sviluppato nell’ambito dell’Accordo sul programma internazionale per la conservazione dei delfini (Agreement on the International Dolphin Conservation Program, AIDCP), il trattato concluso nel 1998, dopo molti anni di negoziati, e che vede tra le sue Parti contraenti anche gli Stati Uniti ed il Messico. Lo standard AIDCP per l’etichettatura sulla tutela dei delfini è stato concordato nell’ambito delle Procedure per la certificazione AIDCP sul tonno “Dolphin-Safe,” le quali, a differenza della normativa statunitense attaccata, stabiliscono che il pesce pescato nella zona ETP possa essere presentato come catturato preservando i delfini sulla base dei soli dati statistici sulla mortalità ed il ferimento dei mammiferi marini durante le operazioni di pesca, senza prendere in considerazione ed imporre alcun metodo di cattura. Pertanto, lo standard AIDCP consente la qualificazione del tonno come “dolphin-safe” anche se pescato nel Pacifico orientale tropicale con le reti a circuizione, a condizione che gli osservatori indipendenti selezionati secondo la disciplina AIDCP abbiano potuto monitorare le attività di pesca sulle imbarcazioni messicane, e siano nelle condizioni di certificare che non vi sia stato alcun “significant adverse impact” per la preservazione del popolare cetaceo durante l’accerchiamento intenzionale per catturare il tonno sottostante. Il report dell’Organo d’appello nel caso US-Tuna II (Mexico) è di grande interesse poiché interviene su una serie di questioni centrali per il commercio internazionale, anche nella prospettiva del rapporto tra liberalizzazione degli scambi, diritto alla corretta informazione dei consumatori, e tutela della salute e del benessere degli animali, interpretando un Accordo OMC – l’Accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi (Agreement on Technical Barriers to Trade, Accordo TBT) – che, dall’entrata in vigore del sistema multilaterale degli scambi, nel 1995, è stato oggetto solo di quattro casi interamente risolti applicando le sue regole e discussi in entrambi i gradi di giudizio consentiti dal meccanismo del contenzioso ginevrino. Inoltre, poiché l’oggetto della disputa qui considerata è un sistema di etichettatura dedicato alla sostenibilità del processo produttivo del prodotto commercializzato – uno strumento di mercato sempre più utilizzato per evidenziare ai potenziali acquirenti il rispetto dell’ambiente e l’uso ottimale delle risorse naturali nei metodi di produzione, come pure le qualità ecologiche che contraddistinguono la composizione di una merce- non può sorprendere l’importante partecipazione dei vari stakeholders che contraddistingue la controversia US-Tuna II (Mexico). Enti privati che promuovono lo sviluppo di standard internazionali, accademici, organizzazioni non governative dedite alla tutela degli animali hanno, infatti, presentato il loro significativo contributo agli organi giudicanti dell’OMC nel caso sull’etichetta “Dolphin-Safe” ricorrendo all’istituto dell’amicus curiae, avvalendosi di una prassi oramai consolidata sviluppatasi grazie all’importante apertura alla società civile operata dall’Organo d’appello nel noto caso US - Shrimp. Il presente lavoro intende, quindi, evidenziare gli aspetti più rilevanti delle conclusioni raggiunte dal Tribunale permanente dell’OMC nelle delicate questioni interpretative emerse a proposito della compatibilità con l’Accordo TBT del sistema di etichettatura Dolphin-Safe voluto dagli Stati Uniti. Detti aspetti riguardano la distinzione tra regolamento tecnico (“regulation”) e standard (o misura volontaria), i principi di non discriminazione e necessità con riferimento alle restrizioni al commercio, la definizione di enti internazionali di normalizzazione (“international standardizing bodies”) e l’identificazione dei legittimi obiettivi per il cui perseguimento i Membri OMC possono adottare o mantenere le loro misure tecniche -obiettivi che l’Organo d’appello mostra di considerare legittimi anche laddove essi riguardino “non-trade values” relativi a processi e metodi produttivi non collegati al prodotto (non-product-related processes and production methods, NPR-PPMs), un tema che, a partire dal primo report nel caso US – Tuna (Mexico) del sistema GATT 1947, ha catalizzato discussioni vivaci ed articolate, intensificatesi in riferimento alla possibilità di includere i NPR-PPMs nell’Accordo TBT.

Il sistema di etichettatura “Dolphin-Safe” e l’Organo d’appello dell’OMC: la corretta informazione del consumatore e la salute e il benessere degli animali al vaglio del sistema multilaterale degli scambi

BARONCINI, ELISA
2014

Abstract

Ormai da cinque lustri, il Messico e gli Stati Uniti si fronteggiano in negoziati internazionali e nel contenzioso del sistema multilaterale degli scambi a proposito del metodo utilizzato dai pescatori latino-americani per catturare il tonno nell’Oceano pacifico tropicale orientale (Eastern Tropical Pacific Ocean, ETP). Nell’ambito del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) 1947, la controversia che da tempo accompagna i due Paesi ha prodotto due reports, ampiamente e approfonditamente commentati, sul bando adottato dagli Stati Uniti negli anni ’80 per proibire l’importazione di tonno pescato con reti a circuizione, metodo di cattura estremamente deleterio per i delfini. Nel sistema dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), la simbiosi tra tonni e delfini – con i primi che nuotano costantemente sotto i mammiferi marini, cosicché i pescherecci messicani, una volta avvistati questi ultimi, li inseguono ed accerchiano per catturare facilmente ed abbondantemente il tonno sottostante –è stata considerata anche dall’Organo d’appello, nel report fatto circolare il 16 maggio 2012, e adottato dall’Organo di risoluzione delle controversie (Dispute Settlement Body, DSB) il 13 giugno 2012. In particolare, il Tribunale permanente dell’OMC è stato chiamato a pronunciarsi sul sistema di etichettatura “Dolphin-Safe,” creato dal Dolphin Protection Consumer Information Act (DPCIA) approvato dal Congresso statunitense il 28 novembre 1990 ed eseguito da appositi regolamenti attuativi, così come interpretato, nel 2007, dalla Corte d’appello federale del Nono Circuito nella famosa sentenza Hogarth. Il Messico, infatti, considerava la disciplina degli Stati Uniti ingiustificata e discriminatoria, poiché permetteva l’uso dell’etichetta Dolphin-Safe, per il pesce pescato nel Pacifico orientale tropicale, solo laddove il tonno fosse stato catturato senza dispiegare intenzionalmente le reti a circuizione, circondando i delfini. Tale normativa, pertanto, impediva agli operatori messicani di commercializzare il loro prodotto qualificandolo, sul mercato nordamericano, come “Dolphin-Safe” nonostante si attenessero, nelle operazioni di pesca, allo standard sviluppato nell’ambito dell’Accordo sul programma internazionale per la conservazione dei delfini (Agreement on the International Dolphin Conservation Program, AIDCP), il trattato concluso nel 1998, dopo molti anni di negoziati, e che vede tra le sue Parti contraenti anche gli Stati Uniti ed il Messico. Lo standard AIDCP per l’etichettatura sulla tutela dei delfini è stato concordato nell’ambito delle Procedure per la certificazione AIDCP sul tonno “Dolphin-Safe,” le quali, a differenza della normativa statunitense attaccata, stabiliscono che il pesce pescato nella zona ETP possa essere presentato come catturato preservando i delfini sulla base dei soli dati statistici sulla mortalità ed il ferimento dei mammiferi marini durante le operazioni di pesca, senza prendere in considerazione ed imporre alcun metodo di cattura. Pertanto, lo standard AIDCP consente la qualificazione del tonno come “dolphin-safe” anche se pescato nel Pacifico orientale tropicale con le reti a circuizione, a condizione che gli osservatori indipendenti selezionati secondo la disciplina AIDCP abbiano potuto monitorare le attività di pesca sulle imbarcazioni messicane, e siano nelle condizioni di certificare che non vi sia stato alcun “significant adverse impact” per la preservazione del popolare cetaceo durante l’accerchiamento intenzionale per catturare il tonno sottostante. Il report dell’Organo d’appello nel caso US-Tuna II (Mexico) è di grande interesse poiché interviene su una serie di questioni centrali per il commercio internazionale, anche nella prospettiva del rapporto tra liberalizzazione degli scambi, diritto alla corretta informazione dei consumatori, e tutela della salute e del benessere degli animali, interpretando un Accordo OMC – l’Accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi (Agreement on Technical Barriers to Trade, Accordo TBT) – che, dall’entrata in vigore del sistema multilaterale degli scambi, nel 1995, è stato oggetto solo di quattro casi interamente risolti applicando le sue regole e discussi in entrambi i gradi di giudizio consentiti dal meccanismo del contenzioso ginevrino. Inoltre, poiché l’oggetto della disputa qui considerata è un sistema di etichettatura dedicato alla sostenibilità del processo produttivo del prodotto commercializzato – uno strumento di mercato sempre più utilizzato per evidenziare ai potenziali acquirenti il rispetto dell’ambiente e l’uso ottimale delle risorse naturali nei metodi di produzione, come pure le qualità ecologiche che contraddistinguono la composizione di una merce- non può sorprendere l’importante partecipazione dei vari stakeholders che contraddistingue la controversia US-Tuna II (Mexico). Enti privati che promuovono lo sviluppo di standard internazionali, accademici, organizzazioni non governative dedite alla tutela degli animali hanno, infatti, presentato il loro significativo contributo agli organi giudicanti dell’OMC nel caso sull’etichetta “Dolphin-Safe” ricorrendo all’istituto dell’amicus curiae, avvalendosi di una prassi oramai consolidata sviluppatasi grazie all’importante apertura alla società civile operata dall’Organo d’appello nel noto caso US - Shrimp. Il presente lavoro intende, quindi, evidenziare gli aspetti più rilevanti delle conclusioni raggiunte dal Tribunale permanente dell’OMC nelle delicate questioni interpretative emerse a proposito della compatibilità con l’Accordo TBT del sistema di etichettatura Dolphin-Safe voluto dagli Stati Uniti. Detti aspetti riguardano la distinzione tra regolamento tecnico (“regulation”) e standard (o misura volontaria), i principi di non discriminazione e necessità con riferimento alle restrizioni al commercio, la definizione di enti internazionali di normalizzazione (“international standardizing bodies”) e l’identificazione dei legittimi obiettivi per il cui perseguimento i Membri OMC possono adottare o mantenere le loro misure tecniche -obiettivi che l’Organo d’appello mostra di considerare legittimi anche laddove essi riguardino “non-trade values” relativi a processi e metodi produttivi non collegati al prodotto (non-product-related processes and production methods, NPR-PPMs), un tema che, a partire dal primo report nel caso US – Tuna (Mexico) del sistema GATT 1947, ha catalizzato discussioni vivaci ed articolate, intensificatesi in riferimento alla possibilità di includere i NPR-PPMs nell’Accordo TBT.
2014
E. Baroncini
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