In questi ultimi anni si è verificato un forte aumento della richiesta di energia in massima parte conseguente all’ aumento della popolazione mondiale e del suo livello di vita. Da oltre un secolo la maggior parte dell’ energia è ottenuta dalla combustione dei combustibili fossili (carbone, olio e gas) e si prevede che tale sostanze rimarranno la fonte principale di energia ancora per parecchi decenni con conseguente aumento della concentrazione dell’ anidride carbonica nell’ atmosfera, concentrazione che è già passata dalle 280 ppm del periodo preindustriale alle oltre 375 ppm attuali. Secondo la maggior parte degli scienziati, tale incremento porterà a gravi danni all’ ambiente ed in particolare ad un progressivo aumento della temperatura del nostro pianeta. Un possibile rimedio potrebbe venire dalla segregazione permanente (od almeno per tempi lunghissimi) di parte dell’ anidride carbonica nel sottosuolo in giacimenti esauriti di olio e di gas, in accumuli non sfruttabili di carbone e in acquiferi salini profondi. Pur non trascurando gli altri serbatoi, gli acquiferi salini risultano i più adatti a risolvere il problema dato la lo capacità di stoccaggio valutata sufficiente per diverse centinaia di anni. Lo stoccaggio è già stato sperimentato in diversi acquiferi e in giacimenti di idrocarburi e di carbone, tuttavia per il suo uso estensivo debbono essere superate una serie di difficoltà conseguenti: - all’ elevato costo della raccolta, della separazione e dello stoccaggio che attualmente porta a forti aumenti del costo dell’ energia elettrica; nel caso dello stoccaggio in giacimenti di olio o di carbone tale costo può essere compensato in parte dall’ aumento, rispettivamente, della produzione di olio o di metano, tuttavia un contributo sostanziale allo stoccaggio, specie negli acquiferi, potrà venire dall’ introduzione di imposte sull’ emissione di CO2 nell’ atmosfera; - alle difficoltà (praticamente l’ impossibilità) di conoscere in modo completo le caratteristiche dei siti di stoccaggio, specie nel caso degli acquiferi che possono estendersi per molte migliaia di chilometri quadri; - alle incertezze sulla tenuta delle rocce di copertura e dei pozzi per tempi dell’ ordine di migliaia di anni specie in presenza di variazioni di tensione nel sottosuolo, causato dall’ immissione di grandi portate di gas, che possono portare alla formazione di fratture od all’ attivazione di faglie o fratture preesistenti; - alla possibilità di fughe improvvise di CO2 dovute ad eventi sismici, si noti tuttavia che le zone sismiche debbono essere escluse dai siti di stoccaggio di sostanze dannose; - agli ostacoli politici e legali allo stoccaggio stesso, posti frequentemente dalle legislazioni nazionali e dagli accordi internazionali, ed alla difficoltà di raggiungere accordi sul piano mondiale. Alcune di tali difficoltà potranno essere superate in futuro e probabilmente i rischi potranno essere ridotti dal progredire delle tecniche, ma, anche dopo aver individuati le tecniche i processi che possono renderli minimi, rimangono sempre i rischi conseguenti alle ineliminabili incertezze presenti in ogni attività connessa all’ uso del sottosuolo, specie nel lungo termine.

LA SEGREGAZIONE DELL' ANIDRIDE CARBONICA NEL SOTTOSUOLO: VANTAGGI E PROBLEMI

BRIGHENTI, GIOVANNI
2005

Abstract

In questi ultimi anni si è verificato un forte aumento della richiesta di energia in massima parte conseguente all’ aumento della popolazione mondiale e del suo livello di vita. Da oltre un secolo la maggior parte dell’ energia è ottenuta dalla combustione dei combustibili fossili (carbone, olio e gas) e si prevede che tale sostanze rimarranno la fonte principale di energia ancora per parecchi decenni con conseguente aumento della concentrazione dell’ anidride carbonica nell’ atmosfera, concentrazione che è già passata dalle 280 ppm del periodo preindustriale alle oltre 375 ppm attuali. Secondo la maggior parte degli scienziati, tale incremento porterà a gravi danni all’ ambiente ed in particolare ad un progressivo aumento della temperatura del nostro pianeta. Un possibile rimedio potrebbe venire dalla segregazione permanente (od almeno per tempi lunghissimi) di parte dell’ anidride carbonica nel sottosuolo in giacimenti esauriti di olio e di gas, in accumuli non sfruttabili di carbone e in acquiferi salini profondi. Pur non trascurando gli altri serbatoi, gli acquiferi salini risultano i più adatti a risolvere il problema dato la lo capacità di stoccaggio valutata sufficiente per diverse centinaia di anni. Lo stoccaggio è già stato sperimentato in diversi acquiferi e in giacimenti di idrocarburi e di carbone, tuttavia per il suo uso estensivo debbono essere superate una serie di difficoltà conseguenti: - all’ elevato costo della raccolta, della separazione e dello stoccaggio che attualmente porta a forti aumenti del costo dell’ energia elettrica; nel caso dello stoccaggio in giacimenti di olio o di carbone tale costo può essere compensato in parte dall’ aumento, rispettivamente, della produzione di olio o di metano, tuttavia un contributo sostanziale allo stoccaggio, specie negli acquiferi, potrà venire dall’ introduzione di imposte sull’ emissione di CO2 nell’ atmosfera; - alle difficoltà (praticamente l’ impossibilità) di conoscere in modo completo le caratteristiche dei siti di stoccaggio, specie nel caso degli acquiferi che possono estendersi per molte migliaia di chilometri quadri; - alle incertezze sulla tenuta delle rocce di copertura e dei pozzi per tempi dell’ ordine di migliaia di anni specie in presenza di variazioni di tensione nel sottosuolo, causato dall’ immissione di grandi portate di gas, che possono portare alla formazione di fratture od all’ attivazione di faglie o fratture preesistenti; - alla possibilità di fughe improvvise di CO2 dovute ad eventi sismici, si noti tuttavia che le zone sismiche debbono essere escluse dai siti di stoccaggio di sostanze dannose; - agli ostacoli politici e legali allo stoccaggio stesso, posti frequentemente dalle legislazioni nazionali e dagli accordi internazionali, ed alla difficoltà di raggiungere accordi sul piano mondiale. Alcune di tali difficoltà potranno essere superate in futuro e probabilmente i rischi potranno essere ridotti dal progredire delle tecniche, ma, anche dopo aver individuati le tecniche i processi che possono renderli minimi, rimangono sempre i rischi conseguenti alle ineliminabili incertezze presenti in ogni attività connessa all’ uso del sottosuolo, specie nel lungo termine.
2005
G. BRIGHENTI
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