Chi è stato adolescente prima degli anni Settanta e ha avuto un’educazione cattolica, ricorderà le analisi sottili dei peccati di lussuria, svolte in privato nell’esame di coscienza e approfondite poi nel confessionale. Il loro obiettivo era solo in apparenza repressivo: esse miravano ad instillare nel ragazzo il modo “corretto” di vivere il piacere e il desiderio, attraverso l’interiorizzazione di percorsi psichici che strutturavano la sua personalità. La secolare abitudine alla confessione della lussuria ha lasciato tracce nella nostra sensibilità e nel linguaggio ordinario nel quale risuonano le categorie teologiche di concupiscenza, tentazione, occasione, peccato; anche se oggi il piacere non è evocato per combatterlo ma, spesso, per goderne oppure, nella cultura di massa, per promuovere eventi. Il libro immerge il lettore in un’atmosfera che ci è, in qualche modo, familiare, ricorrendo a frequenti citazioni dai testi penitenziali e a un linguaggio mimetico che riproduce il clima che li ha generati. Emergono così i diversi attori: il teologo, produttore e strumento del discorso; il confessore, esperto negli interrogatori; il penitente che in quegli interrogatori vede strutturata la sua sensibilità erotica; l’autorità romana che controlla i discorsi e li finalizza ai suoi interessi egemonici.
Le confessioni della lussuria. Sessualità erotismo e potere nel cattolicesimo
LUCA' TROMBETTA, GIUSEPPE
2005
Abstract
Chi è stato adolescente prima degli anni Settanta e ha avuto un’educazione cattolica, ricorderà le analisi sottili dei peccati di lussuria, svolte in privato nell’esame di coscienza e approfondite poi nel confessionale. Il loro obiettivo era solo in apparenza repressivo: esse miravano ad instillare nel ragazzo il modo “corretto” di vivere il piacere e il desiderio, attraverso l’interiorizzazione di percorsi psichici che strutturavano la sua personalità. La secolare abitudine alla confessione della lussuria ha lasciato tracce nella nostra sensibilità e nel linguaggio ordinario nel quale risuonano le categorie teologiche di concupiscenza, tentazione, occasione, peccato; anche se oggi il piacere non è evocato per combatterlo ma, spesso, per goderne oppure, nella cultura di massa, per promuovere eventi. Il libro immerge il lettore in un’atmosfera che ci è, in qualche modo, familiare, ricorrendo a frequenti citazioni dai testi penitenziali e a un linguaggio mimetico che riproduce il clima che li ha generati. Emergono così i diversi attori: il teologo, produttore e strumento del discorso; il confessore, esperto negli interrogatori; il penitente che in quegli interrogatori vede strutturata la sua sensibilità erotica; l’autorità romana che controlla i discorsi e li finalizza ai suoi interessi egemonici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.