Il barbo canino Barbus meridionalis, Risso 1826, per alcuni autori e Barbus meridionalis caninus Bonaparte, 1839 o Barbus caninus BONAPARTE, 1839 per altri, è considerato specie di fauna minore ai sensi della L.R. n. 15/06 art.1 comma 2; oltre a comparire nella ”lista di controllo” la specie è anche presente nella “lista d’attenzione” e nell’”elenco delle specie rare e/o minacciate”. La specie è compresa negli allegati II e IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE; è considerata minacciata (EN) nella “Lista Rossa IUCN Internazionale”, nella “Lista Rossa IUCN Italia”, nella “Lista Rossa IUCN Emilia Romagna” ed è inclusa nell’allegato III della Convenzione di Berna. La specie è storicamente presente in tutta l’Emilia Romagna (AA.VV., 1992); campionamenti effettuati per la redazione delle carte ittiche Regionali di Zona D (AA.VV., 2002) e Zona C (AA. VV., 2006) hanno confermato una presenza abbastanza diffusa della specie nei sottobacini emiliani dal Tidone al Secchia mentre molto più rari sono stati i rinvenimenti nel sottobacino del Panaro, e nei bacini del Reno e dei fiumi Romagnoli. Il quadro è complicato dal fatto in Emilia Romagna nei bacini idrografici esterni a quello del Po la livrea del barbo canino è risultata essere talora priva delle tipiche maculature della specie e quindi confondibile con quella del barbo comune - Barbus plebejus (Bonaparte, 1839), limitando di fatto il contributo dei pescatori sportivi e del volontariato nell’arricchire le conoscenze sulla distribuzione della specie; per tale ragione accanto alla normale determinazione morfologica nel presente lavoro si è ricorso alla determinazione molecolare mediante sequenziamento di una porzione del gene mitocondriale citocromo b. Il presente lavoro ha permesso di individuare nel comprensorio provinciale solo 5 popolazioni residue dislocate nei corsi Savena, Torbido, Silla, Croara e Lavino. Con l’esclusione del Lavino, le popolazioni osservate ricadevano sempre all’interno di siti della Rete Natura 2000. Nessuna delle popolazioni osservate è risultata essere in uno stato di conservazione sufficiente. Le cause del declino della specie sono state individuate nelle alterazioni delle funzionalità ecologiche degli idrosistemi collegate alla gestione delle fasce arboree perifluviali e delle necromasse legnose e nei sovraripopolamenti a salmonidi. Le indagini effettuate hanno quindi permesso di elaborare misure di conservazione per ripristinare le condizioni di naturalità degli habitat e per disciplinare le immissioni di trota fario. Sono, inoltre, state elaborate le linee guida per l’avvio di attività di riproduzione ex situ della specie nell’incubatoio “Brunetti” sito nel territorio del Parco regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone e sono stati individuati i tratti fluviali in cui effettuare operazioni di ripopolamento volte a rimpinguare le popolazioni selvatiche.

Indagini finalizzate al recupero delle popolazioni di barbo canino - Barbus meridionalis, Risso 1826 - nel Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone e in Provincia di Bologna

ROSSI, GIOVANNI;
2012

Abstract

Il barbo canino Barbus meridionalis, Risso 1826, per alcuni autori e Barbus meridionalis caninus Bonaparte, 1839 o Barbus caninus BONAPARTE, 1839 per altri, è considerato specie di fauna minore ai sensi della L.R. n. 15/06 art.1 comma 2; oltre a comparire nella ”lista di controllo” la specie è anche presente nella “lista d’attenzione” e nell’”elenco delle specie rare e/o minacciate”. La specie è compresa negli allegati II e IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE; è considerata minacciata (EN) nella “Lista Rossa IUCN Internazionale”, nella “Lista Rossa IUCN Italia”, nella “Lista Rossa IUCN Emilia Romagna” ed è inclusa nell’allegato III della Convenzione di Berna. La specie è storicamente presente in tutta l’Emilia Romagna (AA.VV., 1992); campionamenti effettuati per la redazione delle carte ittiche Regionali di Zona D (AA.VV., 2002) e Zona C (AA. VV., 2006) hanno confermato una presenza abbastanza diffusa della specie nei sottobacini emiliani dal Tidone al Secchia mentre molto più rari sono stati i rinvenimenti nel sottobacino del Panaro, e nei bacini del Reno e dei fiumi Romagnoli. Il quadro è complicato dal fatto in Emilia Romagna nei bacini idrografici esterni a quello del Po la livrea del barbo canino è risultata essere talora priva delle tipiche maculature della specie e quindi confondibile con quella del barbo comune - Barbus plebejus (Bonaparte, 1839), limitando di fatto il contributo dei pescatori sportivi e del volontariato nell’arricchire le conoscenze sulla distribuzione della specie; per tale ragione accanto alla normale determinazione morfologica nel presente lavoro si è ricorso alla determinazione molecolare mediante sequenziamento di una porzione del gene mitocondriale citocromo b. Il presente lavoro ha permesso di individuare nel comprensorio provinciale solo 5 popolazioni residue dislocate nei corsi Savena, Torbido, Silla, Croara e Lavino. Con l’esclusione del Lavino, le popolazioni osservate ricadevano sempre all’interno di siti della Rete Natura 2000. Nessuna delle popolazioni osservate è risultata essere in uno stato di conservazione sufficiente. Le cause del declino della specie sono state individuate nelle alterazioni delle funzionalità ecologiche degli idrosistemi collegate alla gestione delle fasce arboree perifluviali e delle necromasse legnose e nei sovraripopolamenti a salmonidi. Le indagini effettuate hanno quindi permesso di elaborare misure di conservazione per ripristinare le condizioni di naturalità degli habitat e per disciplinare le immissioni di trota fario. Sono, inoltre, state elaborate le linee guida per l’avvio di attività di riproduzione ex situ della specie nell’incubatoio “Brunetti” sito nel territorio del Parco regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone e sono stati individuati i tratti fluviali in cui effettuare operazioni di ripopolamento volte a rimpinguare le popolazioni selvatiche.
2012
Giovanni Rossi; Giuliano Gandolfi; Simone Capostagno; Andrea Marchi; Marco Valli; Gianluca Zuffi
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