La detective fiction ha sempre rappresentato un luogo privilegiato per la riflessione sulla vita moderna, in particolare metropolitana. Ma, per il fatto che implica un coinvolgimento con il lato più sordido della vita, è stata spesso considerata un genere non appropriato per una donna. Eppure, negli ultimi quindici anni, si è assistito in Giappone a un vero e proprio boom di giovani e meno giovani autrici di mistery, le cui opere combinano il poliziesco tradizionale con l’hard boiled, filtrandoli attraverso una nuova sensibilità riguardo al ruolo delle donne all'interno della società contemporanea. Non solo, ma la struttura narrativa della detective story ritorna anche in romanzi, sempre firmati da donne, che non possono tecnicamente essere considerati gialli: forse perché il nucleo della letteratura femminile ancora oggi è una ricerca, la ricerca del sé, o di una nuova, più forte e assertiva, identità. Fra le scrittrici più interessanti, sicuramente Kirino Natsuo e Miyabe Miyuki, entrambe sensibili alle tematiche a sfondo sociale: il consumismo, la discriminazione sul luogo di lavoro, la violenza e la molestia sessuale, il ruolo della donna nel Giappone contemporaneo. E, soprattutto, l’isolamento. Una solitudine alla quale si aggiunge la difficoltà di affermarsi in una società che ancora vede le donne come oggetti sessuali, o come madri. Queste scrittrici sanno avvalersi del potenziale critico del genere per portare all’attenzione del pubblico problematiche associate alla condizione femminile, servendosene come di una sorta di lente attraverso la quale filtrare questioni culturali e problemi che possono essere negoziati - se non risolti - come parte della narrativa di investigazione.

Silhouettes in black: l’ombra del giallo nella scrittura femminile del Giappone contemporaneo

SCROLAVEZZA, PAOLA
2013

Abstract

La detective fiction ha sempre rappresentato un luogo privilegiato per la riflessione sulla vita moderna, in particolare metropolitana. Ma, per il fatto che implica un coinvolgimento con il lato più sordido della vita, è stata spesso considerata un genere non appropriato per una donna. Eppure, negli ultimi quindici anni, si è assistito in Giappone a un vero e proprio boom di giovani e meno giovani autrici di mistery, le cui opere combinano il poliziesco tradizionale con l’hard boiled, filtrandoli attraverso una nuova sensibilità riguardo al ruolo delle donne all'interno della società contemporanea. Non solo, ma la struttura narrativa della detective story ritorna anche in romanzi, sempre firmati da donne, che non possono tecnicamente essere considerati gialli: forse perché il nucleo della letteratura femminile ancora oggi è una ricerca, la ricerca del sé, o di una nuova, più forte e assertiva, identità. Fra le scrittrici più interessanti, sicuramente Kirino Natsuo e Miyabe Miyuki, entrambe sensibili alle tematiche a sfondo sociale: il consumismo, la discriminazione sul luogo di lavoro, la violenza e la molestia sessuale, il ruolo della donna nel Giappone contemporaneo. E, soprattutto, l’isolamento. Una solitudine alla quale si aggiunge la difficoltà di affermarsi in una società che ancora vede le donne come oggetti sessuali, o come madri. Queste scrittrici sanno avvalersi del potenziale critico del genere per portare all’attenzione del pubblico problematiche associate alla condizione femminile, servendosene come di una sorta di lente attraverso la quale filtrare questioni culturali e problemi che possono essere negoziati - se non risolti - come parte della narrativa di investigazione.
2013
Japan Pop. Parole, immagini, suoni dal Giappone Contemporaneo
189
217
P. Scrolavezza
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