Il saggio tenta di analizzare il rapporto tra indagine critica filologica e prassi operativa di intervento su architetture castellane tra Ottocento e i giorni nostri. Il restauro in senso moderno nasce, come è noto, con la rivalutazione ottocentesca della storia unita alla fiducia di una sua ricostruibilità. Si elabora un metodo, quello filologico, di analisi per la classificazione ed il confronto di stili e caratteri costruttivi che troverà in questo tipo di architetture fertile terreno di esercizio. Il Castello (come la cattedrale), tra revivalismo, nostalgia romantica e recupero delle origini, diverrà quindi, il luogo-cardine nel quale l’immaginario collettivo ottocentesco borghese riuscirà a vedere e rileggere le origini della propria storia. Il concreto esame dell’attività delle neonate Soprintendenze, documenta una pratica del “restauro” dei castelli drammaticamente in bilico tra generalizzate applicazioni di un metodo analogico ed un metodo storico filologico con risultati più simili a restauri in stile a dispetto delle dichiarazioni di principio; metodi che non vennero meno neppure all’indomani dell'’adozione delle prime Carte del restauro. La questione filologica, del resto, come la critica ha più volte segnalato, affondava saldamente le sue radici nelle parole pronunciate nel 1912 da Gustavo Giovannoni al Convegno degli Ispettori Onorari dei Monumenti e Scavi, considerate documento fondativo di questa tendenza. Tali assunti filologici non sembrano scomparire del tutto, specie nei casi trattati, neppure all’indomani della pubblicazione della Carta di Venezia del 1964, ritenuto il più longevo e significativo documento internazionale in materia di restauro. La stagione dei restauri di rocche e castelli infatti, continua il suo corso con alterne vicende, episodi di grande qualità architettonica ma anche con inaspettate ricadute nel filologismo e nello stilismo, contrabbandati per “restauri filologici” pur se della filologia e dei suoi principi costituiscono la più radicale e totale negazione. Interventi nei quali sembra quasi necessaria la “completezza filologica” dell'’antico" per garantire la riconoscibilità e rimarcare meglio il distacco tra l’aggiunta e l’originale.

RESTAURO FILOLOGICO ED ARCHITETTURE FORTIFICATE. Una difficile rinuncia

UGOLINI, ANDREA
2012

Abstract

Il saggio tenta di analizzare il rapporto tra indagine critica filologica e prassi operativa di intervento su architetture castellane tra Ottocento e i giorni nostri. Il restauro in senso moderno nasce, come è noto, con la rivalutazione ottocentesca della storia unita alla fiducia di una sua ricostruibilità. Si elabora un metodo, quello filologico, di analisi per la classificazione ed il confronto di stili e caratteri costruttivi che troverà in questo tipo di architetture fertile terreno di esercizio. Il Castello (come la cattedrale), tra revivalismo, nostalgia romantica e recupero delle origini, diverrà quindi, il luogo-cardine nel quale l’immaginario collettivo ottocentesco borghese riuscirà a vedere e rileggere le origini della propria storia. Il concreto esame dell’attività delle neonate Soprintendenze, documenta una pratica del “restauro” dei castelli drammaticamente in bilico tra generalizzate applicazioni di un metodo analogico ed un metodo storico filologico con risultati più simili a restauri in stile a dispetto delle dichiarazioni di principio; metodi che non vennero meno neppure all’indomani dell'’adozione delle prime Carte del restauro. La questione filologica, del resto, come la critica ha più volte segnalato, affondava saldamente le sue radici nelle parole pronunciate nel 1912 da Gustavo Giovannoni al Convegno degli Ispettori Onorari dei Monumenti e Scavi, considerate documento fondativo di questa tendenza. Tali assunti filologici non sembrano scomparire del tutto, specie nei casi trattati, neppure all’indomani della pubblicazione della Carta di Venezia del 1964, ritenuto il più longevo e significativo documento internazionale in materia di restauro. La stagione dei restauri di rocche e castelli infatti, continua il suo corso con alterne vicende, episodi di grande qualità architettonica ma anche con inaspettate ricadute nel filologismo e nello stilismo, contrabbandati per “restauri filologici” pur se della filologia e dei suoi principi costituiscono la più radicale e totale negazione. Interventi nei quali sembra quasi necessaria la “completezza filologica” dell'’antico" per garantire la riconoscibilità e rimarcare meglio il distacco tra l’aggiunta e l’originale.
2012
ROCCHE E CASTELLI TRA ROMAGNA E MONTEFELTROProgetti ed interventi di restauro
20
29
A.UGOLINI
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