L’attività mineraria ha avuto, fino alla metà degli anni Novanta, un ruolo di primaria importanza per lo sviluppo sociale ed industriale dell’Italia. Negli ultimi decenni del secolo scorso si è assistito ad un lento declino del settore estrattivo che ha portato alla cessazione della produzione ed all’abbandono di numerosi siti. Ciò ha determinato impatti di natura ambientale le cui conseguenze devono essere tuttora verificate. Dato il gran numero di dismissioni e considerate le limitate risorse umane e finanziarie a disposizione, è indispensabile procedere ad una gerarchizzazione dei siti per indirizzare opportunamente gli interventi di messa in sicurezza degli stessi. L’articolo illustra i risultati di un programma di ricerca pluridecennale finalizzato a classificare le miniere italiane sotterranee abbandonate in funzione della probabilità che si verifichino fenomeni di instabilità. Nella fattispecie, ci si riferisce all’instabilità delle strutture che definiscono le cavità minerarie e che possono determinare fenomeni reologici di subsidenza e di crolli con possibili ripercussioni sull’uomo e sull’ambiente. La classificazione, basata su un nuovo indice di rischio statico strutturale (IR), presuppone la conoscenza del patrimonio minerario italiano. A tal fine, è stato riconsiderato un censimento delle attività minerarie dismesse, l’unico esistente su scala nazionale, realizzato già a partire dalla fine degli anni Ottanta, che ha identificato circa tremila siti minerari attivi dal 1870 al 2006. La mancanza di molti dati indispensabili per un’analisi di rischio statico-strutturale, specie nel caso delle miniere più antiche, ha reso necessario creare una gerarchia tra gli elementi di conoscenza noti delle miniere censite. Dopo una descrizione del censimento e del relativo database, sono descritti i criteri stabiliti per determinare tali parametri, oltre ai problemi incontrati nell’acquisire gli elementi di conoscenza, che hanno influenzato la struttura del database. Il presente studio non ha preso in considerazione i siti inattivi, i siti oggetto di recupero museale in atto o in progetto, e le miniere coltivate a cielo aperto. Nel complesso 819 miniere sono state suddivise in tre classi di rischio (alto, medio e basso rischio). Il sistema di classifica ha permesso di identificare 105 siti ad elevato livello di rischio di instabilità che andranno monitorati.

Classificazione dei siti minerari sotterranei abbandonati mediante un indice di rischio statico-strutturale / P. Berry; A. Bandini; C. Dacquino. - ELETTRONICO. - (2011), pp. 31-43.

Classificazione dei siti minerari sotterranei abbandonati mediante un indice di rischio statico-strutturale

BERRY, PAOLO;BANDINI, ANNALISA;
2011

Abstract

L’attività mineraria ha avuto, fino alla metà degli anni Novanta, un ruolo di primaria importanza per lo sviluppo sociale ed industriale dell’Italia. Negli ultimi decenni del secolo scorso si è assistito ad un lento declino del settore estrattivo che ha portato alla cessazione della produzione ed all’abbandono di numerosi siti. Ciò ha determinato impatti di natura ambientale le cui conseguenze devono essere tuttora verificate. Dato il gran numero di dismissioni e considerate le limitate risorse umane e finanziarie a disposizione, è indispensabile procedere ad una gerarchizzazione dei siti per indirizzare opportunamente gli interventi di messa in sicurezza degli stessi. L’articolo illustra i risultati di un programma di ricerca pluridecennale finalizzato a classificare le miniere italiane sotterranee abbandonate in funzione della probabilità che si verifichino fenomeni di instabilità. Nella fattispecie, ci si riferisce all’instabilità delle strutture che definiscono le cavità minerarie e che possono determinare fenomeni reologici di subsidenza e di crolli con possibili ripercussioni sull’uomo e sull’ambiente. La classificazione, basata su un nuovo indice di rischio statico strutturale (IR), presuppone la conoscenza del patrimonio minerario italiano. A tal fine, è stato riconsiderato un censimento delle attività minerarie dismesse, l’unico esistente su scala nazionale, realizzato già a partire dalla fine degli anni Ottanta, che ha identificato circa tremila siti minerari attivi dal 1870 al 2006. La mancanza di molti dati indispensabili per un’analisi di rischio statico-strutturale, specie nel caso delle miniere più antiche, ha reso necessario creare una gerarchia tra gli elementi di conoscenza noti delle miniere censite. Dopo una descrizione del censimento e del relativo database, sono descritti i criteri stabiliti per determinare tali parametri, oltre ai problemi incontrati nell’acquisire gli elementi di conoscenza, che hanno influenzato la struttura del database. Il presente studio non ha preso in considerazione i siti inattivi, i siti oggetto di recupero museale in atto o in progetto, e le miniere coltivate a cielo aperto. Nel complesso 819 miniere sono state suddivise in tre classi di rischio (alto, medio e basso rischio). Il sistema di classifica ha permesso di identificare 105 siti ad elevato livello di rischio di instabilità che andranno monitorati.
2011
Recupero e Valorizzazione delle miniere dismesse: lo stato dell'arte in Italia - ISPRA, Quaderni - Ambiente e società n. 3/2011
31
43
Classificazione dei siti minerari sotterranei abbandonati mediante un indice di rischio statico-strutturale / P. Berry; A. Bandini; C. Dacquino. - ELETTRONICO. - (2011), pp. 31-43.
P. Berry; A. Bandini; C. Dacquino
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