Coriolano Monti nacque a Perugia nel 1815, si laureò in Matematica nella sua città natale e frequentò contemporaneamente anche corsi d’Architettura all’Accademia di Belle Arti per poi conseguire anche una seconda laurea in Ingegneria all’Università di Roma. Fece una lunga gavetta come disegnatore in studi tecnici senza arrivare mai a svolgere in autonomia la libera professione di ingegnere–architetto, dedicandosi principalmente alla professione di perito estimatore agrario durante la sua permanenza a Perugia e poi a quella di ingegnere ferroviario nel periodo romano. Aveva quindi ben poche esperienze architettoniche di progettazione (1) al suo arrivo, nel febbraio del 1860, a Bologna, quando fu nominato ingegnere architetto capo dell’Ufficio Tecnico municipale. Era un uomo colto, intelligente, sebbene poco comunicativo, incarnava alla perfezione l’intransigenza borghese ottocentesca, era dotato di una severa professionalità ed era privo d’intuito psicologico tanto da trovare vita dura a Bologna, che non gli riconobbe, neanche a posteriori, il giusto riconoscimento per il piano di opere pubbliche che egli intraprese per modernizzare la città. Fondò al suo arrivo a Bologna, quasi dal nulla, l’Ufficio Tecnico, che prima di allora non esisteva, assumendo giovani ingegneri e escludendo i professionisti in voga a quel tempo. L’ufficio tecnico lavorò in maniera fervida, portando parallelamente avanti progetti che andavano dall’allargamento di strade, come Via Saragozza nel tratto tra la Chiesa di Santa Caterina e la Porta, dell’odierna Via Farini (ex. Borgo Salamo) e Canton dei Fiori, a lavori di ampliamento del cimitero comunale della Certosa, al restauro dell’Ospedale Santa Maria della Morte, trasformato in museo con l’abbattimento della chiesa interna (2). L’opera di Monti, quindi, spazia in più direzioni, egli dimostra di saper controllare ogni aspetto degli ambizioni lavori e manifesta di saperli gestire, coinvolgendo in ugual misura pubblico e privato. I lavori di Monti seguono la rispondenza perfetta tra disegno e costruzione, c’è una simultaneità concettuale tra progetto ed esecuzione e, per questo, Monti in soli 6 anni riesce a produrre, cosa che non avvenne nelle altre città, il più naturale e vasto intervento moderno che si conosca in un centro storico. Nonostante questo, fu al centro di numerose polemiche dopo la realizzazione di alcune operazioni urbanistiche, giudicate ardite e non opportune. Gli fu rimproverato il grande debito del bilancio comunale e il caos dovuto ai numerosi cantieri aperti in contemporanea (Borgo Salamo, via Garibaldi, Canton dé Fiori, via Saragozza) e fu accusato d’interesse personale nelle speculazioni finanziarie legate all'attività edilizia del periodo. Ma al di là delle polemiche, che osteggiarono il suo operato e non lo fecero vivere sereno nella sua permanenza a Bologna, l'articolo ripercorre le tappe significative della vicenda bolognese di Monti.

Coriolano Monti (1815-1880) / C. Bartolomei. - STAMPA. - (2013), pp. 141-149.

Coriolano Monti (1815-1880)

BARTOLOMEI, CRISTIANA
2013

Abstract

Coriolano Monti nacque a Perugia nel 1815, si laureò in Matematica nella sua città natale e frequentò contemporaneamente anche corsi d’Architettura all’Accademia di Belle Arti per poi conseguire anche una seconda laurea in Ingegneria all’Università di Roma. Fece una lunga gavetta come disegnatore in studi tecnici senza arrivare mai a svolgere in autonomia la libera professione di ingegnere–architetto, dedicandosi principalmente alla professione di perito estimatore agrario durante la sua permanenza a Perugia e poi a quella di ingegnere ferroviario nel periodo romano. Aveva quindi ben poche esperienze architettoniche di progettazione (1) al suo arrivo, nel febbraio del 1860, a Bologna, quando fu nominato ingegnere architetto capo dell’Ufficio Tecnico municipale. Era un uomo colto, intelligente, sebbene poco comunicativo, incarnava alla perfezione l’intransigenza borghese ottocentesca, era dotato di una severa professionalità ed era privo d’intuito psicologico tanto da trovare vita dura a Bologna, che non gli riconobbe, neanche a posteriori, il giusto riconoscimento per il piano di opere pubbliche che egli intraprese per modernizzare la città. Fondò al suo arrivo a Bologna, quasi dal nulla, l’Ufficio Tecnico, che prima di allora non esisteva, assumendo giovani ingegneri e escludendo i professionisti in voga a quel tempo. L’ufficio tecnico lavorò in maniera fervida, portando parallelamente avanti progetti che andavano dall’allargamento di strade, come Via Saragozza nel tratto tra la Chiesa di Santa Caterina e la Porta, dell’odierna Via Farini (ex. Borgo Salamo) e Canton dei Fiori, a lavori di ampliamento del cimitero comunale della Certosa, al restauro dell’Ospedale Santa Maria della Morte, trasformato in museo con l’abbattimento della chiesa interna (2). L’opera di Monti, quindi, spazia in più direzioni, egli dimostra di saper controllare ogni aspetto degli ambizioni lavori e manifesta di saperli gestire, coinvolgendo in ugual misura pubblico e privato. I lavori di Monti seguono la rispondenza perfetta tra disegno e costruzione, c’è una simultaneità concettuale tra progetto ed esecuzione e, per questo, Monti in soli 6 anni riesce a produrre, cosa che non avvenne nelle altre città, il più naturale e vasto intervento moderno che si conosca in un centro storico. Nonostante questo, fu al centro di numerose polemiche dopo la realizzazione di alcune operazioni urbanistiche, giudicate ardite e non opportune. Gli fu rimproverato il grande debito del bilancio comunale e il caos dovuto ai numerosi cantieri aperti in contemporanea (Borgo Salamo, via Garibaldi, Canton dé Fiori, via Saragozza) e fu accusato d’interesse personale nelle speculazioni finanziarie legate all'attività edilizia del periodo. Ma al di là delle polemiche, che osteggiarono il suo operato e non lo fecero vivere sereno nella sua permanenza a Bologna, l'articolo ripercorre le tappe significative della vicenda bolognese di Monti.
2013
1861-1939. L'architettura della Perugia postunitaria
141
149
Coriolano Monti (1815-1880) / C. Bartolomei. - STAMPA. - (2013), pp. 141-149.
C. Bartolomei
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/120652
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