Stando a quanto attestato, mousike risulta il nome più antico di techne con il suffisso –ike, che riflette come sin dall’inizio la sua definizione comprendesse una parte di concettualizzazione come un’arte con principi e pratiche stabilite. La mousike riguarda tutto l’uomo: l’impostazione della voce per cantare e l’apprendimento a memoria per ricordare, ripetere e trasmettere i testi; l’emissione regolare del fiato attraverso la gola e la bocca, la manualità per suonare lo strumento musicale; l’apprendimento delle tecniche del corpo per danzare o comunque per muoversi a ritmo. Appresa attraverso una disciplina tecnica così articolata, la mousike era rappresentata come parte significativa dell’educazione dell’uomo. In due note scene rispettivamente del nono libro dell’Iliade e del primo dell’Odissea, Achille e Telemaco incarnano due diversi modi di rappresentazione della musica come parte del processo di formazione nell’enciclopedia omerica. Entrambi giovani, entrambi figli di re, mostrano di essere stati educati a eseguire e ad ascoltare musica sin dai primi anni della loro vita. Questo era del tutto normale nel mondo omerico, VIII sec. a.C., in cui gli uomini sono descritti come sensibili all’ascolto sia di suoni naturali, sia delle parole dei canti e delle musiche intonate dagli uomini e dalle donne, ma anche dalle ninfe e dagli dei. Canti e musiche sono funzionali ai vari momenti della vita e risuonano durante le cerimonie: i culti, i riti e le feste, ma anche durante le diverse occupazioni del quotidiano. Trasmessa nella mente e nel cuore degli uomini attraverso la capacità di apprendere, di ritenere a memoria e di rieseguire, la musica è rappresentata in generale nel mito greco e in particolare nei poemi omerici come un dono, degli dei e delle dee dell’Olimpo, Apollo e le Muse figlie di Mnemosyne e di Zeus, agli uomini. Dall’età omerica all’Atene di Aristotele la paideia musicale si articola attraverso momenti aggregativi, come il simposio, e riflessione filosofica depositata nella trattatistica musicale, in cui si pratica e si teorizza la mousike techne. Se una documentazione sistematica della mousike è contenuta negli scritti di Platone, in particolare nella Repubblica e nelle Leggi, e nell’ottavo libro della Politica di Aristotele, vi sono numerosi richiami ad essa in gran parte degli scrittori greci e romani, a iniziare dal VI secolo. La lunga durata del modello educativo in cui la musica ha un ruolo fondamentale nella formazione dei giovani figli di re, come Achille e Paride nell’Iliade, Telemaco nell’Odissea e Alessandro Magno nei testi degli storici sino a Plutarco e a Eliano, passa soprattutto attraverso Aristotele e la Politica alle corti e ai circoli dei dotti nel Medioevo: da Erec nel romanzo cavalleresco di Chrétien de Troyes, sino ai trattati sull’educazione, alla letteratura di formazione, agli specula principis e ai saggi sull’arte di governare, soprattutto francesi e italiani del Trecento e Quattrocento, sino al Cinque e Seicento. Il saggio intende tracciare le linee principali dell’insegnamento musicale nella storia dell’educazione dall’Antichità al Rinascimento e sottolineare come nel Novecento, il riconoscimento del suo ruolo privilegiato tra i saperi trasmessi dall’insegnamento sia avvenuto attraverso l’opera di Henri Irénèe Marrou, contemporanea all’affermazione dell’idea di libertà e di democrazia in Europa.

Musica per educare: modelli antichi e recezioni moderne

RESTANI, DONATELLA
2011

Abstract

Stando a quanto attestato, mousike risulta il nome più antico di techne con il suffisso –ike, che riflette come sin dall’inizio la sua definizione comprendesse una parte di concettualizzazione come un’arte con principi e pratiche stabilite. La mousike riguarda tutto l’uomo: l’impostazione della voce per cantare e l’apprendimento a memoria per ricordare, ripetere e trasmettere i testi; l’emissione regolare del fiato attraverso la gola e la bocca, la manualità per suonare lo strumento musicale; l’apprendimento delle tecniche del corpo per danzare o comunque per muoversi a ritmo. Appresa attraverso una disciplina tecnica così articolata, la mousike era rappresentata come parte significativa dell’educazione dell’uomo. In due note scene rispettivamente del nono libro dell’Iliade e del primo dell’Odissea, Achille e Telemaco incarnano due diversi modi di rappresentazione della musica come parte del processo di formazione nell’enciclopedia omerica. Entrambi giovani, entrambi figli di re, mostrano di essere stati educati a eseguire e ad ascoltare musica sin dai primi anni della loro vita. Questo era del tutto normale nel mondo omerico, VIII sec. a.C., in cui gli uomini sono descritti come sensibili all’ascolto sia di suoni naturali, sia delle parole dei canti e delle musiche intonate dagli uomini e dalle donne, ma anche dalle ninfe e dagli dei. Canti e musiche sono funzionali ai vari momenti della vita e risuonano durante le cerimonie: i culti, i riti e le feste, ma anche durante le diverse occupazioni del quotidiano. Trasmessa nella mente e nel cuore degli uomini attraverso la capacità di apprendere, di ritenere a memoria e di rieseguire, la musica è rappresentata in generale nel mito greco e in particolare nei poemi omerici come un dono, degli dei e delle dee dell’Olimpo, Apollo e le Muse figlie di Mnemosyne e di Zeus, agli uomini. Dall’età omerica all’Atene di Aristotele la paideia musicale si articola attraverso momenti aggregativi, come il simposio, e riflessione filosofica depositata nella trattatistica musicale, in cui si pratica e si teorizza la mousike techne. Se una documentazione sistematica della mousike è contenuta negli scritti di Platone, in particolare nella Repubblica e nelle Leggi, e nell’ottavo libro della Politica di Aristotele, vi sono numerosi richiami ad essa in gran parte degli scrittori greci e romani, a iniziare dal VI secolo. La lunga durata del modello educativo in cui la musica ha un ruolo fondamentale nella formazione dei giovani figli di re, come Achille e Paride nell’Iliade, Telemaco nell’Odissea e Alessandro Magno nei testi degli storici sino a Plutarco e a Eliano, passa soprattutto attraverso Aristotele e la Politica alle corti e ai circoli dei dotti nel Medioevo: da Erec nel romanzo cavalleresco di Chrétien de Troyes, sino ai trattati sull’educazione, alla letteratura di formazione, agli specula principis e ai saggi sull’arte di governare, soprattutto francesi e italiani del Trecento e Quattrocento, sino al Cinque e Seicento. Il saggio intende tracciare le linee principali dell’insegnamento musicale nella storia dell’educazione dall’Antichità al Rinascimento e sottolineare come nel Novecento, il riconoscimento del suo ruolo privilegiato tra i saperi trasmessi dall’insegnamento sia avvenuto attraverso l’opera di Henri Irénèe Marrou, contemporanea all’affermazione dell’idea di libertà e di democrazia in Europa.
2011
L’UOMO (IN)FORMATO. PERCORSI NELLA PAIDEIA IERI E OGGI
43
58
D. Restani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/111145
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