Il tema centrale di questo saggio è il rapporto tra il fenomeno turistico ed il territorio in cui esso si sviluppa; più precisamente, evidenzia come possano sorgere differenti modelli turistici, anche in contesti geografici molto vicini tra loro. I casi su cui si concentra l'attenzione sono la costa nord e la costa sud dell’Emilia-Romagna. Nel caso di Ferrara e provincia, lo sviluppo turistico è più recente e di certo molto diverso rispetto a quello della parte meridionale della riviera adriatica. Sulla costa ferrarese, infatti, troviamo una prevalenza di seconde case e una scarsità di strutture ricettive di tipo alberghiero. Negli ultimi anni il panorama è comunque cambiato. Anzitutto è emerso il ruolo della città di Ferrara come catalizzatore della domanda turistica; con il suo grande patrimonio artistico, e con un'efficace campagna di marketing, si è rivelata una realtà emergente. Accanto ad essa, il territorio provinciale ha saputo valorizzare le proprie risorse naturalistiche ed enogastronomiche, attirando proprio quella fascia di turisti alternativi che emerge in maniera sempre più consistente. Il modello romagnolo, a differenza di quello ferrarese, ha invece una tradizione radicata nel passato mezzadrile che caratterizzava la zona e che ha fornito da base per lo sviluppo dell'imprenditoria turistica. In quest'area il turismo di massa è stato una realtà consistente e dominante fino a pochi anni fa. Con la crisi del modello balneare, con il calo delle presenza straniere, Rimini e dintorni hanno dovuto affrontare il problema di riqualificarsi a livello nazionale ed internazionale. Il turismo di massa non era più sufficiente, si imponeva il passaggio ad un'offerta più articolata, capace di cogliere un gusto del turista che si fa sempre più complesso; ecco quindi Rimini come “città dei cento turismi”, il legame con l’entroterra, la maggiore diffusione dell’esperienza del club di prodotto, tutti basati su un patrimonio comunque diverso da quello ferrarese. Nella parte empirica, prendo spunto da una serie di interviste svolte in entrambe le zone. Alcune interviste mostrano come, sia nell’area ferrarese che in quella romagnola, emerga un peculiare rapporto delle imprese con il territorio, da cui hanno ricevuto delle risorse e in cui hanno incontrato degli ostacoli. Emergono appunto diversi orientamenti nelle rispettive zone: anzitutto, nel ferrarese è più diffuso il camping, con un rapporto con il territorio meno articolato (molti intervistati segnalano appunto la scarsità di risorse nella zona, e la conseguente necessità di fare offerte al turista all’interno del camping stesso). Nell’area romagnola tale rapporto appare invece più articolato; l’offerta balneare rimane sempre un elemento dominante, ma a fianco ad essa sorgono una serie di prodotti alternativi. L’esperienza dei club di prodotto ha spinto molto in questa direzione, portando in qualche modo gli imprenditori a collaborare, e facilitando una messa in comune delle risorse e delle attrattive disponibili. Emerge inoltre un diverso perso dell'attore pubblico, e soprattutto dell'Azienda di Promozione Turistica, che appare molto più presente nell'area romagnola; in quella ferrarese si segnalano spesso buoni rapporti con l'istituzione, salvo poi "lamentare" una scarsa attenzione alla zona, che pare un po' il "parente povero" della costa meridionale.

Turismo e territorio in Emilia-Romagna: la costa nord e la costa sud

MANELLA, GABRIELE
2007

Abstract

Il tema centrale di questo saggio è il rapporto tra il fenomeno turistico ed il territorio in cui esso si sviluppa; più precisamente, evidenzia come possano sorgere differenti modelli turistici, anche in contesti geografici molto vicini tra loro. I casi su cui si concentra l'attenzione sono la costa nord e la costa sud dell’Emilia-Romagna. Nel caso di Ferrara e provincia, lo sviluppo turistico è più recente e di certo molto diverso rispetto a quello della parte meridionale della riviera adriatica. Sulla costa ferrarese, infatti, troviamo una prevalenza di seconde case e una scarsità di strutture ricettive di tipo alberghiero. Negli ultimi anni il panorama è comunque cambiato. Anzitutto è emerso il ruolo della città di Ferrara come catalizzatore della domanda turistica; con il suo grande patrimonio artistico, e con un'efficace campagna di marketing, si è rivelata una realtà emergente. Accanto ad essa, il territorio provinciale ha saputo valorizzare le proprie risorse naturalistiche ed enogastronomiche, attirando proprio quella fascia di turisti alternativi che emerge in maniera sempre più consistente. Il modello romagnolo, a differenza di quello ferrarese, ha invece una tradizione radicata nel passato mezzadrile che caratterizzava la zona e che ha fornito da base per lo sviluppo dell'imprenditoria turistica. In quest'area il turismo di massa è stato una realtà consistente e dominante fino a pochi anni fa. Con la crisi del modello balneare, con il calo delle presenza straniere, Rimini e dintorni hanno dovuto affrontare il problema di riqualificarsi a livello nazionale ed internazionale. Il turismo di massa non era più sufficiente, si imponeva il passaggio ad un'offerta più articolata, capace di cogliere un gusto del turista che si fa sempre più complesso; ecco quindi Rimini come “città dei cento turismi”, il legame con l’entroterra, la maggiore diffusione dell’esperienza del club di prodotto, tutti basati su un patrimonio comunque diverso da quello ferrarese. Nella parte empirica, prendo spunto da una serie di interviste svolte in entrambe le zone. Alcune interviste mostrano come, sia nell’area ferrarese che in quella romagnola, emerga un peculiare rapporto delle imprese con il territorio, da cui hanno ricevuto delle risorse e in cui hanno incontrato degli ostacoli. Emergono appunto diversi orientamenti nelle rispettive zone: anzitutto, nel ferrarese è più diffuso il camping, con un rapporto con il territorio meno articolato (molti intervistati segnalano appunto la scarsità di risorse nella zona, e la conseguente necessità di fare offerte al turista all’interno del camping stesso). Nell’area romagnola tale rapporto appare invece più articolato; l’offerta balneare rimane sempre un elemento dominante, ma a fianco ad essa sorgono una serie di prodotti alternativi. L’esperienza dei club di prodotto ha spinto molto in questa direzione, portando in qualche modo gli imprenditori a collaborare, e facilitando una messa in comune delle risorse e delle attrattive disponibili. Emerge inoltre un diverso perso dell'attore pubblico, e soprattutto dell'Azienda di Promozione Turistica, che appare molto più presente nell'area romagnola; in quella ferrarese si segnalano spesso buoni rapporti con l'istituzione, salvo poi "lamentare" una scarsa attenzione alla zona, che pare un po' il "parente povero" della costa meridionale.
2007
Mediterraneo. Città, culture, ambiente, governance, migranti
242
260
G. Manella
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/106550
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