Chiunque voglia avvicinarsi ad un’opera di un autore beur deve confrontarsi con quella particolare lingua di periferia che gli specialisti definiscono langue de banlieue o, più tecnicamente, FCC (Français contemporain des cités). Un socioletto che figura come una sorta di linguaggio in codice, creato per essere incomprensibile agli esterni al gruppo, ma allo stesso tempo inteso come segno di riconoscimento generazionale e identitario. Il français des cités è infatti un mix linguistico di francese, arabo, argot, verlan e, più recentemente, cyberl@ngue, ovvero la lingua di Internet, in particolare quella delle chat, fatta di abbreviazioni e trascrizioni fonetiche, a cui si unisce il “franglish”, sempre più comune nei testi di questi giovani autori. Sul piano letterario, a questi fenomeni si aggiunge la creazione di particolari neologismi, forgiati per colmare un vuoto lessicale e rendere conto di una nuova identità. Ne costituisce un esempio il termine “intranger”, coniato da Y.B. nel romanzo Allah Superstar per descrivere i cosiddetti beurs. In che modo il français des cités viene sfruttato nei testi di questi “intrangers”? Che valore assume l’uso letterario di questo socioletto? Sono queste alcune delle questioni affrontate nella relazione, attraverso l’analisi di alcune delle opere più rappresentative degli autori beurs dell’ultima generazione, in particolare Rachid Djaïdani e gli autori del collettivo “Qui fait la France?” (con particolare riferimento a Faïza Guène e Mohamed Razane).
Des Intrangers à Paname. Gli usi del français contemporain des cités in alcuni romanzi beurs dell’ultima generazione / I. Vitali. - STAMPA. - (2010), pp. 145-155.
Des Intrangers à Paname. Gli usi del français contemporain des cités in alcuni romanzi beurs dell’ultima generazione
VITALI, ILARIA
2010
Abstract
Chiunque voglia avvicinarsi ad un’opera di un autore beur deve confrontarsi con quella particolare lingua di periferia che gli specialisti definiscono langue de banlieue o, più tecnicamente, FCC (Français contemporain des cités). Un socioletto che figura come una sorta di linguaggio in codice, creato per essere incomprensibile agli esterni al gruppo, ma allo stesso tempo inteso come segno di riconoscimento generazionale e identitario. Il français des cités è infatti un mix linguistico di francese, arabo, argot, verlan e, più recentemente, cyberl@ngue, ovvero la lingua di Internet, in particolare quella delle chat, fatta di abbreviazioni e trascrizioni fonetiche, a cui si unisce il “franglish”, sempre più comune nei testi di questi giovani autori. Sul piano letterario, a questi fenomeni si aggiunge la creazione di particolari neologismi, forgiati per colmare un vuoto lessicale e rendere conto di una nuova identità. Ne costituisce un esempio il termine “intranger”, coniato da Y.B. nel romanzo Allah Superstar per descrivere i cosiddetti beurs. In che modo il français des cités viene sfruttato nei testi di questi “intrangers”? Che valore assume l’uso letterario di questo socioletto? Sono queste alcune delle questioni affrontate nella relazione, attraverso l’analisi di alcune delle opere più rappresentative degli autori beurs dell’ultima generazione, in particolare Rachid Djaïdani e gli autori del collettivo “Qui fait la France?” (con particolare riferimento a Faïza Guène e Mohamed Razane).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.