Il costante interesse di Carducci per la Filologia testuale è sfociato anche nel bacino dei testi italiani per musica. La sua edizione del 1896 – ma in preparazione fin dagli anni Settanta – raccoglie ben venti cacce, l’ultima delle quali è tratta da uno zibaldone manoscritto quattrocentesco della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (II.IX.42) ed emendata grazie al supporto del testo di una stampa posteriore. Nella sua edizione della caccia Carducci è intervenuto pesantemente: la sua edizione è, nella forma, molto più somigliante a uno dei testi musicati che non alle lezioni tramandate dalle fonti letterarie. Carducci inserisce più volte il refrain laddove le fonti poetiche né lo riportano né lo sottintendono, e cambia metro a parecchi versi, perfino nello stesso refrain. L’impressione è che i suoi interventi mirino non tanto a ripristinare il poema in sé, quanto invece a immaginarne una precisa fruibilità esecutiva. Carducci non conosceva le fonti musicali che tramandano il brano: era però certo che ne fosse esistita un’intonazione musicale. Nella sua edizione, dunque, Carducci ha probabilmente pensato di riprodurre il poema in funzione di testo per musica: ne ha cioè “ricostruito” la forma dotandola di un’artificiale simmetria.
“Suona lo corno, capo caccia!”: un’antica caccia romana in musica edita da Carducci / G. Filocamo. - STAMPA. - (2009), pp. 67-76.
“Suona lo corno, capo caccia!”: un’antica caccia romana in musica edita da Carducci
FILOCAMO, GIOIA
2009
Abstract
Il costante interesse di Carducci per la Filologia testuale è sfociato anche nel bacino dei testi italiani per musica. La sua edizione del 1896 – ma in preparazione fin dagli anni Settanta – raccoglie ben venti cacce, l’ultima delle quali è tratta da uno zibaldone manoscritto quattrocentesco della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (II.IX.42) ed emendata grazie al supporto del testo di una stampa posteriore. Nella sua edizione della caccia Carducci è intervenuto pesantemente: la sua edizione è, nella forma, molto più somigliante a uno dei testi musicati che non alle lezioni tramandate dalle fonti letterarie. Carducci inserisce più volte il refrain laddove le fonti poetiche né lo riportano né lo sottintendono, e cambia metro a parecchi versi, perfino nello stesso refrain. L’impressione è che i suoi interventi mirino non tanto a ripristinare il poema in sé, quanto invece a immaginarne una precisa fruibilità esecutiva. Carducci non conosceva le fonti musicali che tramandano il brano: era però certo che ne fosse esistita un’intonazione musicale. Nella sua edizione, dunque, Carducci ha probabilmente pensato di riprodurre il poema in funzione di testo per musica: ne ha cioè “ricostruito” la forma dotandola di un’artificiale simmetria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.